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  • Salvò decine di ebrei e criticò il regime fascista, fu confinato ad Agnone: la storia del prete giusto don Raimondo Viale approda all’Itis

    Un prete giusto che durante la Seconda guerra mondiale criticò aspramente la linea politica e la condotta del regime fascista che gli costò il confino ad Agnone.

    Giovedì 25 gennaio, alla vigilia della ‘Giornata della Memoria’, docenti e studenti dell’Istituto omnicomprensivo ‘Giuseppe Nicola D’Agnillo’ ricordano don Raimondo Viale, sacerdote piemontese, ma da queste parti sconosciuto ai più. La sua vicenda riemerge grazie all’Anpi nazionale che tramite Michele Petraroia ha inteso portarla all’attenzione delle giovani generazioni al fine di ‘Fare Memoria per costruire la Pace’ così come il titolo dato all’incontro che si terrà nell’aula magna dell’Istituto tecnico Industriale ‘Leonida Marinelli a partire dalle ore 11.

    Per l’occasione interverranno la dirigente scolastica, Maria Rosaria Vecchiarelli, il sindaco di Agnone, Daniele Saia, il presidente dell’Anpi Molise, Loreto Tizzani. Ad introdurre i lavori Francesco Paolo Tanzj con le conclusioni affidate a Michele Petraroia dell’Anpi nazionale.

    Ma chi era don Raimondo Viale? Nato il 15 maggio del 1907 a Limone Piemonte (Cuneo), in Val Vermenagna, don Raimondo viene ordinato prete a soli 23 anni. Diventato parroco di Borgo San Dalmazzo, prende pubblicamente posizione contro il fascismo e la guerra sul bollettino parrocchiale, tanto da farne sospende la pubblicazione ad opera della censura fascista. Nel giugno del ’40 con l’inizio della Seconda guerra mondiale, don Raimondo, incurante delle ritorsioni a cui sarebbe andato incontro, tiene una predica in cui depreca la scelta di Mussolini, definendola una sciagura per molti giovani del paese e dell’Italia intera.

    L’episodio che non passa inosservato agli uomini del regime, gli vale l’arresto nonché la condanna a quattro anni di confino ad Agnone che all’epoca era sotto la Provincia di Campobasso. In alto Molise conobbe tra gli altri il dottor Federico Labanca e don Armando Marinelli, titolare dell’omonima fonderia di campane.

    La condanna gli viene condonata dopo quindici mesi, ma don Viale, tornato nella sua parrocchia, continua coerentemente il suo apostolato di pace, tanto da subire nuovi attacchi dalle autorità fasciste di Cuneo. Infatti, dopo l’armistizio dell’8 settembre del ’43, il sacerdote, a rischio della sua stessa vita, si adopera per salvare centinaia di ebrei fuggiti dalle Alpi dalla furia nazi-fascista.

    In questa circostanza procura documenti falsi e denaro mentre al contempo organizza una rete di solidarietà per favorire la loro fuga verso posti più sicuri. Ed ancora non mancò di aiutare i militari sbandati della Quarta Armata e i partigiani della zona tanto che nel 1944 fu costretto a darsi alla clandestinità. Don Raimondo Viale, definito uno dei più eroici rappresentanti dell’antifascismo cuneese, è morto il 25 settembre del 1984 e nel 2000 gli è stato attribuito il riconoscimento di ‘Giusto tra le Nazioni’.

    Nel celebrare il prete piemontese a cui è stata dedicata anche una piazza antistante il campo di concentramento di Borgo Dalmazzo, l’incontro di Agnone vuole continuare a dare merito ai ragazzi del liceo Scientifico locale che nel 2000, capitanati dall’insegnante Tanzj, tramite un’approfondita ricerca storica, ricostruirono le vicende della struttura di San Bernardino dove tra il ’40 e ’44 vennero internati oltre 150 tra Rom e Sinti. Un lavoro poi proseguito con la pubblicazione nel 2017 del volume ‘Una storia mai finita’.

    “Quella di giovedì 25 gennaio è una giornata che vuole contribuire a costruire tempi migliori proprio in momento in cui si ritorna a quello che definiva Hannah Arendt nel volume ‘La banalità del male’ con genocidi, violenze e guerre insensate. Ecco che la scuola può e deve rivestire un ruolo importante per la formazione delle nuove generazioni. E, questi incontri, aiutano a capire tante cose” le parole dello scrittore e docente di storia e filosofia, Francesco Paolo Tanzj.

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