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  • Stop al reddito di cittadinanza, ma il Governo mette in campo le misure alternative

    AGI – Il reddito di cittadinanza non esiste più. Il primo agosto termina l’erogazione del reddito di cittadinanza, stoppato dal governo con la manovra di bilancio 2023. Venerdì scorso l’Inps ha inviato un Sms a 169mila nuclei familiari avvisandoli che si stava per concludere l’erogazione del sussidio, che per il 2023 era stato decurtato a 7 mesi di durata.

    L’addio alla misura ha gettato i Comuni nel caos, di fronte alla protesta crescente dei cittadini che da un giorno all’altro si sono visti privati del sostegno, nelle amministrazioni locali del Sud cresce lo sconforto. È qui infatti che si concentra il più alto numero di percettori. Lunedì da Napoli le proteste si sono allargate a Taranto e in Sicilia. A Terrasini un uomo ha tentato di dar fuoco alla stanza del sindaco e a se stesso. 

    Le misure alternative

    Contestualmente alla chiusura dello strumento di accompagnamento al reddito per le fasce sociali più indigenti – partito nel marzo 2019 – il governo di Giorgia Meloni ha introdotto una serie di misure alternative: dall’assegno di inclusione ai percorsi di formazione lavoro. Per contrastare l’inflazione ad aiutare i più bisognosi è stata attivata anche la card ‘Dedicata a te’ pensata per gli acquisti alimentari. 

    Il reddito di inclusione

    L’assegno di inclusione sarà riconosciuto a partire dal primo gennaio 2024 quale misura di sostegno economico, condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, sulla base dell’Isee, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa. L’importo dell’assegno è composto da una integrazione del reddito fino a 6.000 euro annui, che salgono fino a 7.560 se il nucleo familiare è composto da persone di età pari o superiore a 67 anni o da altri familiari in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza.

    A tale importo, può essere aggiunto un contributo per l’affitto dell’immobile di residenza fino a un massimo di 3.360 euro annui. Il beneficio viene erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi.

    Tra i requisiti per beneficiare dell’assegno: non essere sottoposto a misura cautelare o di prevenzione; non avere sentenze definitive di condanna intervenute nei 10 anni precedenti la richiesta. Inoltre il nucleo familiare del richiedente deve avere un Isee non superiore a 9.360 euro. Non ha diritto all’assegno il nucleo nel quale un componente risulta disoccupato a seguito di dimissioni volontarie nei 12 mesi successivi alla data del termine del rapporto di lavoro, fatte salve quelle per giusta causa.

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