Da oggi 23 maggio e fino a sabato 25, Tv e giornali locali molisani, cartacei e on line, “oscureranno” le notizie relative a eventi politici ed elettorali e quelle riconducibili a enti pubblici, Comuni, Province e Regione. È la conseguenza dello stato di agitazione degli addetti al settore proclamato da Assostampa Molise e Ordine regionale dei giornalisti. La protesta, si legge in una nota stampa congiunta, «per portare all’attenzione pubblica il pericolo reale che corre la democrazia nella nostra comunità con l’impoverimento delle fonti informative e, allo stesso tempo, sollecitare la politica, soprattutto l’istituzione regionale, a valorizzare il ruolo del comparto attraverso fondi pubblici, nel rispetto degli impegni presi nella campagna elettorale e nei mesi scorsi». Sindacato dei giornalisti e Ordine chiedono, inoltre, un incontro urgente con il presidente della Regione, Donato Toma, «per definire il percorso e gli eventuali impegni concreti».
L’iniziativa di protesta che la redazione dell’Eco porterà avanti fino a sabato 25, dando quindi spazio soltanto a notizie di cronaca e ad altre non riconducibili ad enti pubblici o partiti ed esponenti politici, è finalizzata anche a far comprendere ai lettori l’importanza del ruolo del giornalista, anche e forse soprattutto il giornalista di provincia o di montagna. Dare notizia di un evento non è un obbligo del giornalista, soprattutto se quel giornalista non prende uno stipendio pagato con denaro pubblico. L’Eco non è servizio pubblico, non è la Rai per capirci. E quindi gli ultimi giorni di campagna elettorale saranno semplicemente ignorati dall’Eco, perché nulla è dovuto. E se il giornalista non dà la notizia, quell’evento semplicemente non esiste… «è la stampa bellezza». Questo dovrebbe far riflettere sull’importanza per il territorio che un giornale locale ci sia e faccia il suo lavoro di informazione, di denuncia, di difesa dei diritti dei cittadini. E affinché ci sia e possa continuare ad esserci un giornale locale che non percepisce un centesimo di finanziamento pubblico va sostenuto anche economicamente. Perché se si paga il pane, la pizza, il caffè e la birra, perché non si dovrebbe pagare l’informazione?
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