La vita spezzata dell’attrice Paola Cerimele, l’ennesima vita spezzata sull’asfalto, riaccende la mai sopita polemica sulla sicurezza delle strade che attraversano il Molise. Un tema vecchio, vecchio come la regione.
La verità è che, chi per una ragione, chi per un’altra, le classi dirigenti che si sono alternate negli anni non hanno avuto la capacità di dotare il Molise di infrastrutture viarie degne di questo nome. Progetti faraonici, accordi di programma, protocolli, promesse, finanziamenti, intese – verbali, scritte e sottoscritte – cambi di programmi. Per poi finire alla metropolitana leggera, le cui stazioni, mai utilizzate, stanno cadendo a pezzi.
Miopia politica e gestionale, alimentata da rancore e risentimenti verso chi c’era prima.
Quello dell’autostrada del Molise – sia chiaro, non è un giudizio di merito – sarebbe potuto essere il progetto migliore al mondo. Ma l’obiettivo di Frattura era distruggere tutto quanto fatto da Iorio. Così come l’obiettivo dei 5 stelle, ben piazzati sia nel governo gialloverde sia in quello giallorosso, era quello di annientare Toma e il centrodestra.
E i molisani ogni giorno fanno i conti con la pericolosità della statale 85 che poi diventa 17, della Trignina e della Bifernina. Arterie pericolosissime lungo le quali sono installate decine di croci, foto, fiori, a testimonianza di altrettante vite recise drammaticamente.
La campagna elettorale ancora non decolla. Sarebbe tuttavia un delitto se il dibattito si concentrasse sui temi nazionali (che temi non sono) o su «io sono molisana, lui non lo è».
Parlateci di strade, di sanità, di servizi. Raccontateci come intendete cambiare lo stato delle cose. Amministratori di lungo corso, parlamentari uscenti, assessori in carica, neofiti della politica: illustrateci la vostra ricetta per contrastare lo spopolamento, per far invertire la rotta al Molise. Fatelo con i numeri, con i progetti, con idee serie e credibili.
I fatti non sono a favore di nessuno: di quelli che amministrano da una vita ma, considerando il recente passato, nemmeno di chi doveva cambiare il mondo, visto che il mondo è rimasto quello di sempre e i signori onorevoli si sono adagiati sulle comode e ben retribuite poltrone di Montecitorio e Palazzo Madama.
Come intendete far fronte alla carenza dei medici? Come volete evitare che per un infarto in corso si perda la vita in ambulanza nel tentativo di raggiungere il Cardarelli dal San Timoteo? Non ci provate a scaricare le colpe sulla Regione, sul commissario, sul piano di rientro.
La sanità devastata da tagli e restrizioni ha un solo mandante: Roma. Il governo, il Parlamento. Il tavolo tecnico. La volontà politica di annientare il Molise.
Dal 2018 – data di avvio della legislatura attualmente in corso – a maggio scorso (ultimi dati Istat disponibili) la regione ha perso 18.778 residenti. E non è tutto. Perché fino al 2018 il Molise si spopolava al ritmo di circa 1.500 abitanti ogni anno. Dal 2019 l’emorragia è diventata inarrestabile.
La cosa più semplice da fare in politica è buttarla in caciara. Quindi ci racconterete – come molti di voi già stanno facendo a denti stratti nel tentativo di prendere le distanze – che è tutta colpa di Toma. Come se il presidente in carica fosse dotato di superpoteri che gli consentirebbero di superare le prerogative di giunta e Consiglio.
E poi diteci – almeno noi di Primo Piano ve lo chiederemo in ogni utile occasione – quali sono le intenzioni per le prossime regionali? Chi immaginate di candidare alla presidenza, con quali coalizioni, quali accordi e quali programmi?
Se il nuovo Parlamento non scioglie il Molise prima di aprile 2023, le prossime saranno probabilmente le ultime elezioni regionali. Quando nel 2028 finirà la legislatura, i molisani residenti saranno più o meno 270mila. Ha senso mantenere in vita una regione senza abitanti?
No, assolutamente no.
Ecco perché è fondamentale eleggere un Consiglio competente e consapevole che non svenda la Regione al migliore offerente in cambio di qualche poltrona. Seppur in punto di morte e con un potere contrattuale pari a zero, proviamo a definirlo noi il nostro futuro, ovvero, scegliamo a quale regione farci accorpare.
Chi crede che l’autonomia del Molise possa essere salvata, prenda atto che se non siamo stati in grado di autogovernarci in 330mila non possiamo farcela con il 20% circa di residenti in meno.
I numeri come poche altre cose dicono sempre la verità. Sempre. E quelli sull’andamento demografico sono, purtroppo, impietosi. (foto apertura foggiatoday.it)
Luca Colella – direttore responsabile Primo Piano Molise