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  • Tagli all’ospedale di Atessa, il «no» di Olivieri

    RICEVIAMO dal consigliere regionale Mario Olivieri e pubblichiamo:

    La decisione della direzione aziendale di chiudere alcuni importanti reparti del presidio ospedaliero di Atessa giunge, a nostro giudizio, in maniera intempestiva ed inopportuna dal momento che siamo ancora nella fase iniziale di insediamento della nuova legislatura regionale che, segnando discontinuità con la precedente, avrebbe dovuto indurre, quanto meno per un senso di rispetto, ad un congelamento delle decisioni già programmate ma non ancora adottate.

    Sicuramente  dovranno essere riviste dalla nuova giunta molte cose per riportare ai livelli minimi di qualità l’assistenza sanitaria che ad oggi ha visto solo tagli con aumento di inefficienze e disservizi. La nuova riprogrammazione, a nostro parere, non può prescindere dal rivedere il discorso delle aree interne e dei piccoli ospedali, Atessa compresa.

    Va  sottolineato che questa decisione vede ancora una volta penalizzato un territorio già “indebolito” da precedenti tagli e ridimensionamenti; esso ha degli insediamenti industriali e produttivi importanti,  una popolazione mediamente più anziana, rispetto alla costa, pertanto, più bisognosa di  risposte alle domande di salute senza aggravio di disagi ulteriori. Mentre la provincia minaccia di chiudere delle strade per mancanza di fondi per la manutenzione e per la sicurezza, la ASL prende decisioni che porteranno una maggiore mobilità dei mezzi dell’emergenza e dei privati cittadini su questa rete viaria che versa in situazione di conclamata criticità.

    Vi sarà, inoltre, un sicuro aumento delle liste di attesa anche per i ricoveri e gli interventi programmati.

    Debole è la giustificazione della carenza di personale, che deve fruire delle ferie estive, perché, in una ASL a dimensione provinciale,  ci sono tanti modi per organizzare turni e ferie.

    La cosa che colpisce di più è che tutto ciò accade mentre nei presidi più grandi, che rappresentano la vera voragine della spesa sanitaria, non si ha il coraggio di intervenire, anche contro i poteri “forti” ma è “debolissima” nella erogazione sia delle prestazioni routinarie che di quelle innovative e di avanguardia, con grande responsabilità per le spese della mobilità passiva. Al contrario, con una funzione più coerente ed aderente al proprio ruolo si potrebbero recuperare quelle risorse necessarie per potenziare, anziché, indebolire le aree interne. Come sempre pagano i più deboli.

    Mario Olivieri

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