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  • Tartufo: denunciati due “zappatori”, sanzioni per oltre seimila euro

    Militari della Forestale di Villa Santa Maria, nel solco della proficua campagna di controlli, già avviata lo scorso anno, sulla raccolta e commercializzazione dei tartufi in aree particolarmente “sensibili” della Provincia di Chieti, hanno intensificato le attività volte a sanzionare condotte illecite perpetrate a danno del patrimonio tartuficolo.

    Contro l’illegale lavorazione andante del terreno (cosiddetta “zappatura”, pratica vietata dalla legislazione italiana, in quanto considerata fortemente dannosa per il patrimonio naturale), eseguita in qualsiasi periodo dell’anno e reiterata da soggetti con pochi scrupoli, i militari hanno elevato sanzioni amministrative per un totale di 12mila euro che hanno anche comportato, in taluni casi, la revoca del tesserino di idoneità con la conseguente inammissibilità alla ricerca ed alla raccolta di tartufi sull’intero territorio nazionale. Ricordiamo come la distruzione “compulsiva” della tartufaia, finalizzata a raccogliere quanto più possibile di prodotto, persino immaturo o di qualità scadente, apra la strada anche a lucrose frodi nella fase di trasformazione del tartufo stesso.

    Particolare attenzione, inoltre, è stata posta dai militari agli aspetti legislativi che regolano la commercializzazione del prezioso fungo ipogeo, che si è tradotta in quattordici sanzioni amministrative per un importo complessivo di 23mila euro e relativa diffida per omessa/ errata comunicazione annuale alla Regione delle quantità commercializzate.

    Rispetto al quadro sanzionatorio appena rappresentato, i militari, nella volontà di dare maggior valore alle conseguenze che l’azione di deturpamento e distruzione delle tartufaie naturali determina, anche a livello ecosistemico, facendo leva sulla denominazione recentemente attribuita a quest’ultime dall’UNESCO di “Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità”, hanno denunciato all’Autorità giudiziaria competente due soggetti per violazione degli artt..733 e 734 C.P. (danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, distruzione o deturpamento di bellezze naturali). Gli indagati rischiano l’arresto fino ad un anno o l’ammenda fino ad €. 6.197.

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