Un servizio di trasporto pubblico, pensato per migliorare la vita dei pendolari, pagato con denaro dei contribuenti, che invece sta creando ancor più disagi e problemi. Succede in val di Sangro a danno degli operai pendolari dell’Alto Molise che quotidianamente, sui vari turni, raggiungono quel sito produttivo. Ne parla, denunciando i disservizi vecchi e nuovi, Emanuele Cimone, sindacalista di Agnone e pendolare, da sempre in trincea per la difesa dei diritti dei lavoratori altomolisani.
«Ma noi che ci facciamo ancora qui? Noi dell’Alto Molise perché dovremmo resistere e accettare le prese in giro che da almeno un decennio arrivano da chi dovrebbe farsi carico dei nostri problemi, come le istituzioni e i rappresentanti della politica?». Inizia così lo sfogo denuncia del sindacalista agnonese. «Quella domanda, perché dovremmo resistere qui ad Agnone, a Capracotta, a Pescopennataro e via elencando, ha un’unica risposta: l’amore per la nostra terra e le nostre radici. – continua Cimone – Ma poi ti rendi conto che l’amore non basta più, visto che i citati politici se ne approfittano, trattandoci come creduloni e continuando a fare orecchie da mercante rispetto alle nostre esigenze». Un’analisi cinica e spietata, quella del sindacalista agnonese, «basata su fatti inconfutabili». E parte con un elenco di disastri annunciati Emanuele Cimone a partire ovviamente dal primo e più indispensabile dei servizi e dei diritti: l’ospedale “Caracciolo”.
«E’ passato dall’essere una eccellenza sul territorio a qualcosa di non chiaramente definibile, se un ambulatorio, un ospizio o altro. Per non parlare dei trasporti pubblici. – va giù duro Cimone, toccando il tema più sentito dagli operai pendolari dell’Alto Molise – Sempre meno corse e mezzi indecenti che costringono i pendolari a veri viaggi della speranza: la speranza che l’autobus non li lasci a piedi per l’ennesima volta o che riesca a beccare la coincidenza con le altre corse».
E collegato al tasto dolente dei trasporti, quello della viabilità più in generale: «Chi ha la fortuna di lavorare in paese o a pochi passi da casa probabilmente non ci fa troppo caso, ma chi è costretto a fare tanti chilometri tra mulattiere, ponti chiusi da quattro anni, strade colabrodo e prive dei requisiti minimi di sicurezza, beh qualche domanda se la pone, eccome. E la cosa che più ci fa rabbia è che questa sarà l’ennesima denuncia che porterà a nulla di concreto, perché tanto la politica ci ignora, nemmeno ci risponde». E infatti, a proposito di disservizi, nelle ultime ore è arrivata l’ennesima «doccia gelata sui lavoratori da parte della Regione Molise», riprende Cimone. «Sembrerebbe che per ovviare al noto problema legato ai trasporti della società ATM, che lascia tutti i pendolari del Molise davanti alla Sevel costringendoli con mezzi di fortuna o a piedi a raggiungere le altre fabbriche della val di Sangro, abbiano inventato una sorta di servizio navetta, con un altro vettore». Di questo servizio terminale, che avrebbe dovuto raggiungere, partendo dal piazzale Sevel, tutte le varie aziende di zona, con dei minibus, agili e veloci, si parla da tempo, nell’ambito della Strategia nazionale per le aree interne. Sembra però, stando a quanto riferiscono i pendolari stessi, che il servizio stia creando più problemi e disagi di prima. «Solo per citare alcuni esempi, – spiega nel dettaglio Cimone – arrivo in Sevel in forte anticipo rispetto all’inizio del turno; in forte ritardo per altri che lavorano in aziende con orari diversi. Noi ci chiediamo, è mai possibile che la soluzione trovata vada a discapito di tutti? È mai possibile che ci sia qualcuno, nelle stanze del potere, che possa pensare e attuare una sciocchezza di questa portata? Chiediamo immediatamente il ripristino del vecchio itinerario ed eventualmente che sia la società ATM a farsi carico, come in una regione normale dovrebbe essere, di fare il giro completo della val di Sangro. Noi non possiamo pagare per l’incompetenza di chi dovrebbe migliorare e non devastare i trasporti pubblici come in questo caso».