ATESSA – «Becchy, nome provvisorio che ho deciso di dare a questa beccaccia, è stata consegnata nel mani del corpo forestale dello stato che provvederà a consegnarla al centro di recupero della fauna selvatica di Pescara. Mi sto informando sulla possibilità di poterla inanellare prima di liberarla. In questi quasi due giorni che l’ho tenuta in consegna, ho passato diverse ore ad osservarla. Ho capito perché tanti la ritengano “la regina”: è un selvatico misterioso, regale, che ti strega con lo sguardo, un animale che ti fa innamorare. Ciao Becchy. Spero tu possa tornare presto a volare, a cercare di eludere la ferma di qualche bravo cane, a lottare per fuggire alla fucilata di qualche nostalgico cacciatore di bosco. A far emozionare chi ti ama e ti brama, per rinnovare il sacro legame tra l’uomo e la natura, che esiste da migliaia di anni, e che le mentalità più ipocrite non potranno mai cancellare».
Il post pubblicato qui sopra non è di un fanatico animalista e anticaccia, bensì di Antonio Campitelli, presidente dell’Ambito territoriale di caccia del Vastese e presidente regionale della Libera Caccia Abruzzo.
Nei giorni scorsi Campitelli ha trovato al bordo di una strada del Chietino una beccaccia (scolpax rusticola) ferita, una specie cacciabile, selvatico dalle carni succulente e preda ambita dei migliori cacciatori di piuma. Avrebbe potuto spennarla e metterla in padella e invece proprio il suo istinto venatorio lo ha spinto a salvare e prendersi cura del pennuto. Perché un cacciatore si cimenta con la preda solo durante l’azione di caccia e soprattutto un cacciatore ama la natura e rispetta gli animali. Un selvatico in difficoltà va aiutato e salvato, anche se si tratta di una specie cacciabile e deliziosa da mangiare. E’ questa la lezione che arriva dal presidente dell’Atc Vastese, Antonio Campitelli. Una lezione anche per i sedicenti “animalisti”, quelli il cui unico obiettivo ideologico è di vietare la caccia.
Francesco Bottone
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