BELMONTE DEL SANNIO – Un mese in più di braccata al cinghiale, è la proposta del Molise per arginare l’emergenza ungulati.
Il consigliere regionale delegato alla Caccia, Cristiano Di Pietro, presenterà un ordine del giorno da portare all’attenzione della conferenza Stato-Regioni.
Ha le idee chiare su come affrontrare il sovrannumero di cinghiali in Molise e ha in mente un approccio che prevede caccia di selezione, selecontrollo e soprattutto l’ampliamento del periodo di caccia in braccata.
Ad annunciarlo in anteprima, nei giorni scorsi durante una riunione tra cacciatori tenuta a Belmonte del Sannio, il delegato regionale alla Caccia, Di Pietro.
«L’Ispra ci ha autorizzato un piano di prelievo di oltre mille animali, di cui 238 in provincia di Isernia. – ha spiegato Cristiano Di Pietro – Partiamo subito con la caccia di selezione a cui seguirà il selecontrollo. Completato il piano dimostreremo all’Ispra che queste forme di caccia non sono sufficienti e dunque chiederemo un ampliamento del periodo venatorio, portando da tre a quattro i mesi di braccata. Per fare questo ho già pronto un ordine del giorno da condividere con le altre Regioni, come l’Abruzzo, e da presentare poi come proposta concreta in sede di conferenza Stato-Regione».
Un progetto che prevede dunque un approccio integrato al problema, con l’utilizzo di tutte le forme di caccia possibili per tentare di limitare la popolazione di cinghiali che è in costante aumento, quello pensato dal consigliere regionale Di Pietro.
«Il problema, – ha sottolineato Di Pietro in chisura – è che i cacciatori non segnano gli abbattimenti e questo crea notevoli intoppi. Lo scorso anno gli abbattimenti segnati sono stati appena 80 in provincia di Isernia e circa 150 in quella di Campobasso. Quando ho presentato quei dati all’Ispra mi hanno risposto stupiti: allora in cinghiale in Molise non c’è, non c’è nessuna emergenza, bisognerebbe addirittura fare ripopolamenti. Il nostro obiettivo è chiaro: partiamo con la caccia di selezione e il selecontrollo, dimostreremo che i danni alle colture e gli incidenti dovuti all’impatto con la fauna selvatica non diminuiranno sensibilmente fino a chiedere l’ampliamento di un mese del periodo di braccata».
Francesco Bottone
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