«Ho votato contro la legge sugli usi civici, approvata dal Consiglio regionale nell’ultima seduta. Davanti a una materia tanto complessa, la risposta di Regione Abruzzo non può essere prevedere deleghe – peraltro facoltative – ai Comuni, già carichi di lavoro, con sempre più competenze e sempre meno fondi. La ritengo una scelta sbagliata, perché a un aumento di compiti deve seguire un incremento di strumenti per farsene carico. È qui che la Regione sarebbe dovuta intervenire, prevedendo un rafforzamento degli uffici, del personale, nuove assunzioni o qualsiasi altro mezzo utile alla causa».
Lo afferma il Consigliere regionale e Presidente della Commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica Sara Marcozzi, che prosegue poi. «Riconosco al Consigliere regionale proponente Manuele Marcovecchio un’apertura reale al dialogo. Non credo però che siano state recepite a dovere le eccezioni presentate in Commissione da quella parte di esperti del settore che invitava a una più ampia riflessione sul testo. Perché accanto alla legittima scelta politica, passa la scelta giuridica, a partire dal fatto che, in materia di usi civici, Regione Abruzzo legifera con quattro anni di ritardo. Un’eccezione preliminare che potrebbe esserci riconosciuta a causa dei termini scaduti. Oltretutto, per formazione e cultura giuridica, tendo alla prudenza, soprattutto nelle interpretazioni delle norme, della Costituzione e della divisione delle competenze in fase di scrittura di leggi regionali. E diversi professori e professionisti in materia, rimasti inascoltati, hanno sconsigliato a Regione Abruzzo di andare avanti con l’iter di approvazione della legge così come scritta. Questo perché le funzioni amministrative non possono essere modificate da leggi regionali se oggetto di norme vincolate paesaggisticamente o contenute all’interno del Codice dei beni culturali. Una cosa di cui si sarebbe dovuto tenere di conto».
«Il diritto lascia sempre margini di interpretazione. Proprio per questo ritengo che sarebbe stato preferibile, come ho detto più volte in Commissione e in Consiglio regionale, non mettere la Regione nelle condizioni di potersi vedere impugnato un testo su cui tanto si è lavorato. Un rischio che, con un po’ più di ascolto, si sarebbe potuto evitare», conclude Marcozzi.