«Dichiarazioni elettorali che sono inaccettabili». Il portavoce del comitato civico che si batte per la riapertura al traffico del ponte sul Sente, Giorgio Iacapraro, bolla così, liquidandole come mera campagna elettorale, le dichiarazioni rese alla stampa dal consigliere giuridico del ministro Matteo Salvini, Michele Marone. L’esponente di centrodestra, già consigliere regionale del Molise, intervenuto durante la trasmissione “Fuoco Incrociato” di Teleregione, ha sovvertito quanto si va dicendo e scrivendo da ormai cinque anni in merito alle sorti del viadotto “Longo” che collegava l’Alto Molise con l’Alto Vastese.
Secondo i tecnici dell’Anas il ponte necessita di interventi di messa in sicurezza massicci, lungo tutta la lunghezza dell’imponente infrastruttura, come certificato anche dal Provveditorato delle opere pubbliche di Napoli che cassò il modesto progetto di intervento della famosa terza pila redatto per la Provincia di Isernia da un noto ingegnere venafrano. E la cifra ipotizzata dall’Anas per riuscire a rendere nuovamente percorribile in sicurezza la struttura viaria si aggira intorno ai quaranta milioni di euro. L’avvocato termolese evidentemente ne capisce più di ingegneri e geologi e in diretta televisiva spara una cifra sensibilmente minore: con “appena” dieci milioni di euro il viadotto tra i più alti d’Europa potrebbe tornare in esercizio. Una “barzelletta” che va avanti da anni e alla quale non crede più nessuno, fatta eccezione per il consigliere giuridico di Matteo Salvini.
«Il pour parler, dichiarazioni in favore di telecamere, deve essere sostituito da provvedimenti scritti. – ribatte a muso duro Giorgio Iacapraro, già comandante della Polizia municipale di Agnone e portavoce del comitato spontaneo di cittadini che ha depositato settecento firme in Prefettura a Isernia per chiedere la riapertura del viadotto Sente – Se ora si parla di dieci milioni di euro per opere provvisorie, necessarie alla riapertura del viadotto Longo, ricordiamolo sorto col il tributo di sangue di un agnonese, Francesco Paolo Longo, evidentemente è possibile una riapertura immediata, basata sulla proposta del comitato».
In sintesi: dai quaranta milioni iniziali si è scesi a dieci, anche se questa “notizia” non trova conferme se non nelle dichiarazioni dell’avvocato Marone, forse la situazione non è così drammatica come è stata sin qui rappresentata dall’Anas e dalla Provincia. Se così fosse si potrebbe ipotizzare davvero una riapertura parziale al traffico, anche in corso d’opera, a cantieri aperti come si dice in gergo tecnico.
«A proposito, – riprende Iacapraro – perché il comitato di cittadini non viene mai invitato ai tavoli istituzionali? – una vecchia richiesta inascoltata dai vari attori politici e istituzionali appunto – I danni economici e non solo diventano irreversibili, con il passare del tempo. – aggiunge l’ex comandante della Municipale agnonese – Un esempio, la scuola: gli studenti, una volta abituati a frequentare le scuole sulla costa e una volta iniziato il percorso scolastico, volete che poi, con l’eventuale riapertura del ponte Sente, tornino in Agnone? Stesso discorso in materia sanitaria. Chi si sposta, oggi, verso la sanità abruzzese, migliore della nostra, vi pare che tornerà mai ad Agnone, dove presso il locale nosocomio pochi sanno cosa è possibile ancora fare?».
La perdurante chiusura del viadotto, insomma, secondo Iacapraro, favorisce e lo farà sempre di più, il flusso di utenza sia scolastica che sanitaria verso altre realtà, meno disagevoli, sia sulla costa che fuori regione Molise. «Quanti mezzi circolano sul viadotto Sente Longo? Come mai non esistono presso la Provincia di Isernia relazioni circa le rotazioni delle pile nel corso del tempo? – insiste Giorgio Iacapraro – Forse ci hanno fatto circolare sul viadotto Longo, a rischio della vita, per tanti anni?. Come mai la Provincia si è servita di un tecnico privato per la verifica statica del viadotto, quindi a nostre spese? Il sindaco di Vasto, all’epoca dei fatti del crollo del “Morandi” a Genova, fece verificare il viadotto “Histonium” dalla Protezione Civile e venne subito riaperto. Come mai, infine, il viadotto Longo è stato chiuso solo a seguito del crollo del viadotto di Genova? Forse il nostro ponte ha preso l’influenza “Genova”? A queste domande occorre dare risposte coerenti».
Caterina d’Alba