AGNONE. Agli inizi degli anni 2000 frequentava con una certa assiduità le sale operatorie dell’ospedale ‘San Francesco Caracciolo’ di Agnone. Proprio quelle sale in seguito ristrutturate con fior di quattrini, ma oggi semi-abbandonate vista la scarsa attività praticata, complice tagli e mancanza di personale (soprattutto anestesisti) a cui l’Asrem non riesce o non vuole porre rimedio. Sta di fatto che la carriera professionale del sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri, romano, classe ’72, è partita da quelle mura. Molti addetti ai lavori, in particolare gli infermieri, lo ricordano per la sua squisita cordialità e umiltà, virtù che da sempre lo contraddistinguono. All’epoca Sileri, attuale presidente della commissione Sanità in Senato in quota MoVimento 5 Stelle, aveva come maestri di “bottega” i professori Nicola Iavicoli, ex primario di Chirurgia del Caracciolo e Lucio Gaspari, figlio dell’ex ministro Dc, Remo, che saltuariamente presenziava le sedute operatorie programmate nel presidio molisano. Specializzato nelle patologie dell’apparato digerente, Sileri, che nel frattempo ha sviluppato 270 pubblicazioni scientifiche, proveniva dall’Università Tor Vergata e ad Agnone arrivava per farsi le cosiddette ossa. Tempi d’oro per l’ospedale di frontiera che oltre a rappresentare il fiore all’occhiello della regione Molise in fatto di interventi chirurgici, produceva mobilità attiva. Infatti ad Agnone arrivavano pazienti da Abruzzo, Lazio e Campania che, senza ombra di dubbio, riconoscevano professionalità e umanità di un personale altamente preparato. Intanto alla carriera medica, Sileri ha preferito sposare la causa della politica e chissà se oggi, quando il Governo, nella fattispecie il suo Ministero, sarà chiamato a valutare il futuro degli ospedali di montagna, non gli torni in mente quella struttura efficiente in cui ha mosso i primi passi da chirurgo. E’ l’auspicio di un intero territorio, quello a cavallo tra Molise e Abruzzo, che ancora una volta si trova a dover fronteggiare la durissima battaglia a tutela della salute pubblica, diritto costituzionale sancito dall’articolo 32, che spesso e volentieri la politica regionale dimentica a vantaggio delle strutture private.