2 giugno, monarchia e repubblica. Il tema tiene banco, nonostante il passare del tempo. La dirigente dell’istituto scolastico “Spataro” di Gissi, Aida Marrone, ha inteso replicare al nostro editoriale sul 2 giugno e sulla cosiddetta “festa della repubblica”. Volentieri ne diamo conto ai lettori, perché compito di un giornale, anche un modesto giornale di provincia come l’Eco, è quello di far pensare.
Ecco il commento della preside Marrone:
«Egregio Sig. Bottone, il suo è un punto di vista e, come tale, va rispettato. Mi sembra, però, scusi la franchezza, molto lontano dalla storia. Dai racconti di chi ha vissuto quei drammatici momenti, oltre che dai documenti, dalle fonti storiche dunque, emerge chiaramente che la Repubblica nel nostro Paese è stata fortemente voluta. Se anche, seguendo il suo ragionamento, così non fosse, la Repubblica è la nostra attuale forma di governo e il 2 giugno ne rappresenta il “compleanno”. Di cattivo gusto, inoltre, appare ai miei occhi, mettere in dubbio la competenza dei docenti, della cui cultura e della cui professionalità sono certa e che ringrazio per il lavoro che svolgono con i ragazzi, anche nella ricostruzione storica e storiografica del passato, più o meno lontano. Cordiali saluti».
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Gentile preside, la ringrazio per la risposta, ma mi preme sottolineare che non ho mai messo in dubbio la competenza dei suoi docenti, alcuni dei quali conosco personalmente, né la loro professionalità. Dico solo che ci sono alcune verità storiche, documentabili, che vengono taciute dagli stessi libri di testo in uso nelle scuole, nei licei e nelle università addirittura. Parlo per esperienza personale e ciò che asserisco può essere verificato da chiunque, basta sfogliare un qualsiasi testo di storia contemporanea. Il mio, dunque, non è semplicemente un punto di vista, come lei dice, ma una presa d’atto della documentazione storica e archivistica. Non sono opinioni, ma dati oggettivi e riscontrabili. La presunta vittoria repubblicana non è mai stata dichiarata ufficialmente. Questo è un dato incontrovertibile. Il governo, non la Corte di Cassazione, dichiarò la nascita della repubblica, o meglio la fine della monarchia, senza attendere il pronunciamento della suprema magistratura sui brogli e sui ricorsi. Una singolare e giacobina impazienza, non trova? Milioni di italiani non votarono, né allora né in seguito, perché non messi in condizione di farlo. Passi per la celebrazione del “compleanno” della repubblica, ma credo che la storia o meglio la verità, vada detta e insegnata nelle scuole, dove si formano le coscienze dei cittadini. Se lo ritiene opportuno e in linea con il suo modo di gestire il suo istituto scolastico, potrebbe organizzare un convegno sul tema, magari con contraddittorio. Sull’argomento ho discusso la mia tesi di laurea in Scienze politiche a Roma Tre, da cui ho poi tratto un saggio che avrò il piacere di regalarle o donare al suo istituto quanto prima. Ossequi.
Francesco Bottone
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