Nuovo piano faunistico, i cinghialai d’Abruzzo minacciano: «Appendiamo le carabine al chiodo».
I cacciatori che praticano la caccia collettiva preoccupati per il documento in via di approvazione che penalizzerebbe, a loro dire, la braccata a vantaggio della caccia di selezione.
RICEVIAMO da Dino Rossi, che si qualifica come “portavoce dei cinghialai Abruzzo”, e pubblichiamo:
«In questi giorni stiamo costituendo un gruppo a livello regionale e stanno arrivando i dati dei cinghiali abbattuti dalle varie squadre:14 squadre in 30 giorni di caccia, hanno abbattuto 468 cinghiali di cui: 222 maschi adulti, 123 scrofe di cui una incinta con 9 feti, 70 femmine rosse e 53 maschi rossi. Già questi dati smentiscono largamente le tesi stilate a tavolino da tecnici di grido, pagati profumatamente, e da associazioni animaliste che sostengono che nelle battute di caccia collettiva i cacciatori abbattono le capo branco, quindi destrutturano i branchi. Noi cacciatori abruzzesi evidentemente abbiamo un’ottima mira visto che abbiamo preso tanti animali piccoli. In realtà il problema dell’aumento dei cinghiali è dovuto ai parchi, alle riserve e alle zone di ripopolamento e cattura, ma si vuole focalizzare l’attenzione sui cacciatori in braccata con false accuse, senza tenere conto dei dati verbalizzati dalle squadre e riconsegnati agli Atc. Nei prossimi giorni si spera di avere tutti i dati dei cinghiali abbattuti di tutti gli Atc, dati che sicuramente non si discostano molto da quelli già comunicati. Ci si aspetterebbe da queste persone esperte un aiuto per i danni all’agricoltura, ma a quanto pare si pensa solo a preservare il proprio posto a discapito di chi deve tirare fuori dalla terra il sostentamento per la propria famiglia. Purtroppo animalisti e tecnici hanno contribuito a fare un piano faunistico venatorio fantascientifico, che non risolve il problema cinghiali, anzi i cacciatori saranno motivati a non esercitare la caccia e gli agricoltori di conseguenza saranno costretti all’abbandono del territorio. Notiamo dal nuovo piano che si privilegia un nuovo tipo di caccia, non condiviso dai cacciatori locali, ma nemmeno dal mondo agricolo visto i risultati degli anni precedenti riportati proprio sul piano, in trenta giorni di caccia su tutto il territorio abruzzese sono stati abbattuti 5.584 capi contro 2.211 abbattuti con un nuovo tipo di caccia in vigore quasi tutto l’anno, tanto sponsorizzato dal dirigente regionale Franco Recchia, dai tecnici pagati dalla Regione Abruzzo e dagli animalisti di grido che parlano senza tenere conto della realtà. Si spera in una inversione di marcia prima dell’approvazione del piano faunistico, altrimenti i cacciatori appenderanno le carabine al chiodo e gli agricoltori a loro volta terranno i trattori sotto i capannoni, coltivare diventerà impossibile senza l’aiuto dei cacciatori».