VASTO – «Gli operatori della Polizia provinciale e i selecontrollori di supporto non sono “bracconieri autorizzati” come qualcuno vorrebbe lasciar credere; non utilizzano strumenti e metodi vietati dalla legge, ma eseguono prelievi di cinghiali in regime di controllo in maniera del tutto lecita, sicura ed efficiente, in base alla normativa regionale di riferimento. Sono persone preparate, serie e rispettabili, i bracconieri vanno cercati altrove».
L’ArciCaccia provinciale di Chieti interviene in maniera secca e decisa a difesa della Polizia provinciale e dei selecontrollori che volontariamente hanno operato in ausilio attuando il piano di prelievo disposto dalla Regione Abruzzo nelle operazioni di controllo della fauna selvatica. L’uscita pubblica dell’associazione venatoria guidata da Angelo Pessolano è in replica ad una maldestra interrogazione presentata nei giorni scorsi dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Domenico Pettinari, in merito al presunto impiego di visori notturni e fari nel corso delle operazioni di controllo delle popolazioni di cinghiali. Nel documento indirizzato all’assessore regionale alla Caccia, Emanuele Imprudente, l’esponente pentastellato chiede espressamente «se corrisponde al vero che in Regione Abruzzo siano state effettuate, senza autorizzazione, le attività di controllo delle popolazioni di cinghiale (Sus scrofa) durante la notte, con l’impiego di visori notturni e sorgenti luminose artificiali e nel caso quali iniziative sono state assunte o che
si intendono assumere in futuro per risolvere tale problematica». ArciCaccia prende posizione e replica a muso duro non tanto a Pettinari, quanto «a chi ha imbeccato il consigliere regionale insinuando che sia la Polizia provinciale, sia il personale volontario in ausilio abbiano agito in violazione di legge». «Non servono le opinioni e le insinuazioni, – continuano dall’ArciCaccia provinciale di Chieti – basta attenersi a quanto previsto dalla normativa regionale che regola le operazioni di controllo e stabilisce quali strumenti possano essere impiegati. Va ricordato che sono attività di controllo della fauna selvatica, non ci azzeccano niente né la selezione né la caccia in generale, sono altra cosa e dunque le normative di riferimento non sono sicuramente la 157 e quelle europee citate nella interrogazione di Pettinari. Chi ha suggerito al consigliere quell’intervento non sa minimamente di cosa parla. E sarebbe interessante capire il “movente” di quella iniziativa che ha visto Pettinari come mero strumento nelle mani di altri. Rispetto a questo tentativo di delegittimare e offendere il corpo della Polizia provinciale – aggiunge l’ArciCaccia in chiusura – va ribadito, ancora una volta anche se non ce ne sarebbe affatto bisogno, che i bracconieri vanno cercati in ben altri ambienti».