Un programma per l’emergenza, per contrastare lo spopolamento dei territori dell’Alto Molise e Alto Vastese, fatto di dieci azioni concrete. E’ quello che lancia, su queste colonne, la Caritas diocesana, per bocca del suo direttore don Alberto Conti.
Proposte concrete, rivolte alla classe politica, ma anche ai singoli cittadini, agli imprenditori, ai giovani, agli anziani, a chiunque vive e opera su questo territorio che sta morendo lentamente ma inesorabilmente. Idee, anche forti e provocatorie, sulle quali la Caritas vuole aprire un dibattito, restando aperta a consigli, nuove proposte o aggiustamenti di quelle già formulate.
E’ possibile contribuire al dibattito inviando una email, entro il primo dicembre prossimo, all’indirizzo caritastrivento@gmail.com
Di seguito i dieci punti della Caritas.
SANITA‘ – Con il ridimensionamento dell’ospedale di Agnone nell’Alto Molise e nell’Alto Vastese siamo rimasti di fatto senza assistenza sanitaria; gli ospedali più vicini si trovano a più di un’ora di percorrenza su strade tortuose e dissestate. La soppressione di alcune guardie mediche, anche se il servizio non è stato esente da lacune e inefficienze, non fa che aggravare la carenza di assistenza sanitaria. Alcune ambulanze del 118 non hanno un medico a bordo ( per es. l’ambulanza del distretto sanitario di Castiglione Messer Marino), con un servizio di H12, fino alle 8 di sera, dunque si limita a trasportare i pazienti in ospedale. Anche se oggi tutta la zona è servita dall’elisoccorso, bisogna considerare che, quando si verificano condizioni climatiche proibitive, e da noi durante l’inverno accade frequentemente, sarà sempre più difficile per l’eliambulanza poter intervenire e atterrare.
VIABILITA‘ – Il rischio isolamento è più che concreto. Frane e dissesti sono tutte emergenze che chiedono interventi urgenti; se non si agisce è facile prevedere che, con il peggioramento delle condizioni del tempo e le precipitazioni nevose, la paralisi sarà totale, con ricadute disastrose su pendolari, studenti, lavoratori e soprattutto malati che hanno necessità di raggiungere gli ospedali. Occorre dunque reperire tempestivamente risorse per la messa in sicurezza delle strade e per assicurare questi importanti servizi.
SCUOLE – Con la sempre maggiore carenza di bambini, le scuole stanno progressivamente chiudendo. Sembra una conseguenza obbligata, ma è da contrastare almeno per quanto riguarda il livello della scuola di infanzia che deve essere la naturale prosecuzione dell’ambiente familiare e non può perciò trasformarsi per i più piccoli in un inaccettabile peso sociale e psicologico. Non chiediamo, però, il mantenimento puro e semplice delle scuole nei piccoli centri; noi vogliamo che esse si trasformino con dotazioni che rendano più semplici e veloci i collegamenti, sperimentando anche originali forme di apprendimento a distanza, e allarghino la loro funzione diventando un terminale di offerta culturale ed educativa per tutta la comunità. La scuola, per un piccolo centro montano dove non ci sono teatri, biblioteche, cinema o associazioni attive nel campo del fare cultura, rappresenta forse l’unica sede in cui possa esprimersi una proposta culturale. Né va dimenticato che essa stessa può essere il volano in grado di alimentare una piccola economia locale (stipendi, servizio mensa, trasporto, ecc). In deroga ai limiti numerici fissati, si dovrebbero perciò autorizzare pluriclassi, in modo da consentire il mantenimento delle scuole nei vari centri montani, dotandole però di attrezzature tecnologiche e connettività adeguata per stare in rete con realtà più grandi, in modo che sia continuo lo scambio di esperienze necessarie alla crescita umana e formativa degli scolari.
FISCALITA’ DI VANTAGGIO – Il territorio della Diocesi di Trivento è notoriamente depresso anche dal punto di vista delle occasioni imprenditoriali, si dovrebbe perciò tentare di sostenere le attività dei pochi imprenditori locali dando loro la possibilità di godere di un sistema di fiscalità di vantaggio. Anche le famiglie andrebbero aiutate in questo senso, perché rispetto ad una tassazione identica a chi vive nei grossi centri, di contro i residenti nei centri montani non hanno servizi corrispondenti. Un esempio: chi vive in uno dei nostri piccoli centri montani paga il gas da riscaldamento allo stesso prezzo di chi abita in una città costiera con un clima meno duro e perciò una minore necessità (per tempo e intensità) di riscaldamento. Il riscaldamento nelle zone montane è un bene di prima necessità, bisogna prevedere perciò o un prezzo agevolato (ma qui entrano in gioco gli interessi dei distributori di gas) oppure un fondo per concedere contributi in conto riscaldamento alle famiglie.
INTERNET VELOCE – Il digital divide nella maggior parte dei paesi della nostra diocesi è una triste realtà. Salvo pochi paesi, il resto del territorio non è coperto dalla banda larga. Un cablaggio con fibre ottiche è stato fatto, ma il servizio non è attivo e non lo sarà mai perché i singoli gestori non hanno interesse ad investire ulteriormente, perché ci sono pochi potenziali utenti e dunque l’intera area è considerata a fallimento di mercato. Atteso che internet è di fatto un servizio, e più ancora un vero e proprio diritto, andrebbe garantito a tutti; per garantirlo occorre che le istituzioni, facendosi carico di investimenti pubblici che sopperiscano alla mancanza di quelli privati, assicurino in tempi ragionevoli una copertura di banda larga in tutto il territorio.
LAVORO – La crisi economica si sente nelle zone depresse in modo più violento che in altre zone del paese e della regione. Alla mancanza di lavoro e di opportunità si somma una disinformazione totale sulle pur poche possibilità esistenti derivanti dall’utilizzo di fondi europei o statali. Sarebbe opportuno che le istituzioni regionali, oltre a programmare misure di politiche attive del lavoro, garantiscano un servizio di puntuale e capillare informazione rispetto alle opportunità di finanziamenti per autoimpiego, sostegno all’imprenditoria, ecc, rivolto a enti locali, imprese, cooperative e singoli cittadini. Un patto per il lavoro al quale partecipino, dando ciascuno il proprio contributo, tutte le realtà più vive del nostro territorio.
PATRIMONIO IMMOBILIARE – La popolazione dei nostri paesi continua a diminuire e di contro aumenta la disponibilità del patrimonio immobiliare. Si potrebbe considerare l’ipotesi di utilizzo a fini turistici e ricettivi di questi immobili, previo il loro adeguamento e ristrutturazione, costituendo “alberghi diffusi” grazie anche a legislazioni di sostegno che gli enti preposti dovrebbero garantire.
SICUREZZA – Il nostro è un territorio molto vasto che viene presidiato da sempre meno Carabinieri. Il risultato è una minore capacità di risposta proprio mentre aumentano le necessità di sicurezza, particolarmente avvertibile tra la popolazione anziana, che vive in zone isolate. Il problema della sicurezza, dunque, è un’altra criticità. Una prima risposta potrebbe essere rappresentata da un maggiore raccordo tra le forze dell’ordine superando irrazionali demarcazioni di competenze territoriali. Un esempio: ad Agnone ci sono diversi comandi di forze dell’ordine che, interagendo tra di loro, potrebbero fornire un’estensione dei loro preziosi servizi coprendo anche le zone di confine dell’Abruzzo. In più, andrebbero stanziati fondi per l’installazione di telecamere di sorveglianza, da tenere sempre in funzione come deterrente rispetto ai reati contro il patrimonio
RESIDENZE PER ANZIANI – L’aumento esponenziale della popolazione anziana induce a puntare sulla realizzazione di strutture di assistenza (Ra o Rsa) convenzionate con il sistema sanitario nazionale. Ma bisogna anche andare oltre, preoccupandosi di determinare un’offerta innovativa di abitazioni adeguate alla popolazione anziana, con servizi e tecnologie comuni che garantiscano la sicurezza e l’assistenza senza l’allontanamento dai luoghi in cui si è vissuto per un’intera vita. Acquisterebbe così maggiore forza il nostro appello agli anziani che si sono trasferiti e vivono altrove perché tornino a vivere nei centri che molti di loro hanno abbandonato da giovani riportando in essi tutta la ricchezza della loro esperienza e della mai sopita volontà di cambiare e migliorare i posti abbandonati tanti anni fa.
PRODOTTI TIPICI E UN AMBIENTE UNICO – Una potenziale ricchezza della nostra terra è rappresentata dall’enogastronomia o meglio da alcuni prodotti tipici. Un esempio su tutti è il tartufo di cui sono ricchi i boschi della zona. Ad oggi il tartufo alimenta di fatto un mercato nero che non fa altro che impoverire il territorio di una ricchezza naturale. Regolamentare il settore per far emergere un’economia altrimenti sommersa, tutelando così il nostro ricco patrimonio naturale dovrebbe essere una priorità per le istituzioni. Questo potrebbe essere, infine, il punto di partenza per una più generale valorizzazione dell’ambiente naturale e per un’azione di riscoperta di beni artistici e storici che pure ci sono ma non hanno mai goduto dell’indispensabile visibilità. Anche in questo caso la creazione di un circuito che comprenda parti dell’Abruzzo e del Molise potrebbe determinare un’offerta naturalistica e culturale verso cui promuovere un turismo interessato a scoprire nuove mete anche conservano intatte un antico fascino.
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