La Cabina di Regia Unitaria del Mondo Venatorio si è riunita per valutare azioni di «mitigazione dei disagi causati dalle misure di contenimento dell’attività venatoria» nelle diverse regioni d’Italia. Le Associazioni Venatorie Riunite hanno indirizzato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Conte e al Presidente della Conferenza Stato Regioni Bonaccini, sollecitando una revisione delle limitazioni imposte che consentano «una ripresa in sicurezza della caccia nelle zone rosse e migliori condizioni di svolgimento nelle zone arancioni».
Nel documento, firmato da tutte le associazioni venatorie a livello nazionale, si fanno presenti, in premessa, «le gravissime ripercussioni sull’attività venatoria e su tutto il suo indotto» causate dai divieti imposti. «E’ assolutamente condivisibile che la salvaguardia della salute pubblica debba prevalere su altri interessi specifici. – spiegano le associazioni venatorie – Senza però dimenticare la necessità di far proseguire una serie di attività nel rispetto delle norme anti covid».
La caccia, spiegano dal mondo venatorio, è un’attività che si pratica all’aria aperta, «principalmente realizzata in forma singola», in grandi spazi, lontano dai centri urbani e dalle aree antropizzate, nel rispetto dunque delle distanze di sicurezza dettate dalle norme anti contagio. Anche un componente del Comitato tecnico scientifico capirebbe che un cacciatore da solo nel bosco o su una montagna è meno esposto al rischio contagio da Covid19 rispetto ad un operaio ammassato in una fabbrica insieme a migliaia di altri suoi colleghi.
«Non riusciamo a comprendere qualsiasi aprioristica limitazione dell’attività venatoria» continua il documento congiunto, fino ad arrivare a chiedere un «urgente colloquio» con il presidente Conte per esporre le problematiche e le soluzioni per una categoria che «rappresenta una componente importante del tessuto nazionale, per interessi di valenza sociale ed economica».
Francesco Bottone