Il caos più totale, con i cacciatori che non sanno se e come possono andare a caccia. Succede in Abruzzo, per effetto dell’ordinanza emessa nottetempo dal presidente della Regione. Un’ordinanza che di fatto colloca l’Abruzzo in zona arancione, non più rossa, con effetto immediato, sin da oggi. Il Governo ha già esternato la sua contrarietà, ma fino a quando non impugnerà con atto formale l’ordinanza, la decisione di Marsilio resta valida e genera i suoi effetti di legge.
In linea teorica, dunque, da oggi in Abruzzo può riprendere anche l’attività venatoria, ma limitatamente al solo comune di residenza. Ed è qui che nascono i problemi per le squadre di caccia al cinghiale che operano sul territorio. Otto squadre su dieci, infatti, sono composte da cacciatori residenti in più Comuni, che dunque non potrebbero valicare i confini comunali per effetto delle limitazioni imposte dalla zona arancione appunto. Stando così le cose le squadre di caccia al cinghiale sono di fatto paralizzate, perché si trovano nell’impossibilità materiale di aprire il verbale di battuta se non hanno a disposizione almeno sette cacciatori tutti residenti nello stesso Comune nel quale ricade la zona assegnata.
Richieste reiterate all’assessore regionale alla caccia, Emanuele Imprudente, che non hanno portato a nulla di concreto. Tanto che si è arrivati al paradosso che per effetto dell’ordinanza notturna di Marsilio la caccia è riaperta, ma di fatto le squadre di cinghialai non possono uscire perché recluse nei propri confini comunali. Un paradosso che ha esasperato i cacciatori e portato i capisquadra a minacciare la riconsegna dei verbali di battuta. «Non ci mettete in condizione di poter uscire, bene, appendiamo i fucili al chiodo, arrangiatevi voi coi il problema cinghiali». Questo, in sintesi, il pensiero della quasi totalità dei capisquadra non solo del Vastese, ma dell’intera regione Abruzzo.
Anche perché dagli stessi uffici dell’assessorato non è arrivato alcun riscontro alla richiesta di poter recuperare a gennaio o febbraio le giornate di caccia pagate e perse per effetto dell’imposizione della zona rossa. E la riconsegna dei verbali di battuta comporta anche che i cacciatori iscritti alle squadre non prenderanno parte né alla caccia di selezione né eventualmente alle operazioni di controllo insieme alla Polizia provinciale. Una protesta che potrebbe tradursi così in uno stop totale agli abbattimenti di cinghiali, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire in termini di aumento esponenziale di animali sul territorio.
Possibilità di operare su tutto il territorio dell’Atc, anche al di fuori del proprio Comune di residenza, come tra l’altro avviene in alte regioni, e recupero delle giornate perse. A queste due richieste l’assessore Imprudente dovrà dare risposta. Se non arriveranno entro qualche giorno, entro mercoledì che sarebbe il primo giorno utile per uscire in braccata, scatterà la plateale protesta della riconsegna dei registri di battuta.
Francesco Bottone