Piano di controllo delle popolazioni di cinghiale scaduto. La giunta Marsilio, forse su imbeccata di qualcuno, lo ha lasciato scadere e dopo quasi un mese non si hanno notizie in merito alla volontà di rinnovarlo, riscriverne uno nuovo o procedere con modalità altre. E mentre si attende un cenno dall’assessore Imprudente, ecco che dal mondo venatoria arriva una proposta di intervento destinata a far discutere.
«Lo scorso 31 dicembre è scaduto il Piano Regionale di controllo del cinghiale e dalla Giunta Marsilio ancora non ci sono notizie su cosa vogliono fare, se intendano prorogarlo o presentarne uno nuovo – ha sottolineato nei giorni l’ex assessore regionale alla caccia, Dino Pepe – intanto però è tutto fermo, le varie polizie provinciali ricevono quotidianamente segnalazioni di scorribande di cinghiali che distruggono i campi ed i raccolti, che in alcuni casi sconfinano anche in prossimità dei centri abitati, con il serio rischio di provocare gravi incidenti stradali, ma in assenza di un quadro normativo aggiornato non possono intervenire. Discorso identico per le guardie venatorie che non possono svolgere i cosiddetti abbattimenti selettivi che, negli ultimi anni, hanno permesso di contenere il crescente aumento di questi animali, e di conseguenza, i loro danni sul territorio».
La proposta di cui si diceva arriva da una parte del mondo venatorio e sembra essere condivisa da molti capisquadra cinghialai: saranno le squadre ad effettuare il contenimento, non mediante abbattimenti selettivi coordinati dalla Polizia provinciale, come prevedeva il piano regionale scaduto, bensì attraverso la cosiddetta «braccata abruzzese», una sorta di girata o mini-braccata con soli tre cani impiegati e al massimo sei o sette cacciatori alle poste.
Questo almeno nelle zone dove ciò è possibile, cioè dove le condizioni sono tali da poter garantire gli abbattimenti dei cinghiali, ma soprattutto la sicurezza. Da questo discorso sarebbero escluse, ovviamente, le zone fortemente antropizzate, dove è chiaro che è possibile intervenire esclusivamente con abbattimenti selettivi, mediante il selecontrollo appunto, da parte di personale opportunamente formato.
Una proposta, quella dei cinghialai, che, a loro dire, potrebbe anche far risparmiare alla Regione Abruzzo un po’ di denaro pubblico, quello impiegato per finanziare le operazioni di controllo gestite dalla Polizia provinciale.