«Manca il personale sanitario; non possiamo più accettare risposte come: “C’è carenza di personale, è impossibile garantire il servizio”. Intanto che si trovano soluzioni e personale abbiamo diritto a servizi adeguati e nei tempi giusti». Sono le parole di Enrica Sciullo, professione infermiera, per passione assessore alle politiche sociali del Comune di Agnone, che torna sui problemi cronici della sanità altomolisana: la carenza, indotta, di personale, che si traduce in un impoverimento progressivo, fino alla scomparsa, dei servizi erogati all’utenza. E’ successo così per tutti i reparti che sono andati via via scomparendo dal “Caracciolo” di Agnone. Carenza di personale, questo l’alibi dietro il quale l’Asrem nasconde la mannaia dei tagli e il subdolo progetto di chiudere un ospedale marginale.
Più che una struttura da potenziare perché strategica in ragione del fatto che è in una zona interna e al confine tra tre province e due regioni, per l’Asrem l’ospedale di Agnone è una palla al piede che assorbe risorse e personale altrimenti impiegabili altrove. E la sensazione è che si sia perso l’ultimo treno non sfruttando questa strategica posizione nel corso della pandemia da Covid 19. Altrove, come ad Atessa ad esempio, appena cinquanta chilometri di distanza, l’ospedale “De Lellis” quasi in dismissione è stato potenziato e rianimato proprio perché trasformato in Covid-Hospital. L’azienda sanitaria abruzzese lo ha dotato di nuovi reparti e apparecchiature, compresa una nuova Tac a 160 strati, un’attrezzatura avanzatissima, dotata di una innovativa tecnologia di ricostruzione e apprendimento profondo che fornisce immagini nitide, vera punta di diamante di una Radiologia completamente rinnovata.
Ad Agnone ci sono voluti tre mesi per sistemare l’ascensore. Ed ecco quindi che il refrain della carenza di personale è funzionale a giustificare la progressiva rarefazione dei servizi, in modo che l’utenza si rivolga altrove e inneschi un circolo perverso che poi giustificherà ulteriori tagli ai reparti e ai servizi che ancora resistono tra quelle mura. Manifestazioni di protesta, lettere al Ministro Speranza, coinvolgimento della delegazione parlamentare del Molise, continui interventi in aula da parte di Consiglieri regionali attenti alle sorti del “Caracciolo” ad oggi non sono serviti assolutamente a niente. L’ospedale di Agnone, nell’estate del 2021, è un carrozzone quasi completamente inutile, poco più che uno stipendificio per il personale che vi lavora all’interno in attesa della pensione.
Nei giorni scorsi il Consiglio comunale ha trattato, ancora una volta, la delibera pro “Caracciolo” da sottoporre agli altri Comuni della Strategia nazionale aree interne. Una questione che si trascina da un anno tra commissioni e aula; poco più che aria fritta. Intanto al “Caracciolo” mancano le forze, operativamente: medici e infermieri. E i reparti stentano o chiudono. Ed ecco allora che le parole dell’assessore Sciullo assumono ancora più peso e concretezza se calate e adattate alla situazione locale: «Abbiamo diritto a servizi adeguati e nei tempi giusti». E va oltre, l’assessore-infermiera Sciullo, proponendo la firma di una petizione «affinché il Governo autorizzi l’intervento temporaneo di Emergency a supporto del Servizio Sanitario Regionale, in attesa dell’espletamento dei concorsi. Il Servizio sanitario regionale attualmente non garantisce i Lea ai Molisani e, a breve, non sarà più in grado di garantire i servizi per carenza di personale». «Firmiamo tutti, – chiude Sciullo – abbiamo delle necessità non più procrastinabili».