I tempi di reazione dei Carabinieri della compagnia di Agnone, in caso di necessità, sono quantificabili in pochi minuti. Sempre che il reato si consumi in città e soprattutto che la pattuglia sia in zona. Perché potrebbe verificarsi che l’autoradio del Norm si trovi, in quel momento, di pattuglia ai confini del territorio di competenza, per dire a Castelverrino o a Pietrabbondante o a Carovilli. Intuibilmente i tempi di reazione e intervento sarebbero maggiori. Pochi uomini e mezzi ed un territorio vasto e orograficamente difficile da controllare, sono fattori la cui combinazione rischia di agevolare l’azione criminale di ladri e malintenzionati. E qualcuno pensa allora alla possibilità di difendersi da solo, per tutelare la proprietà e anche l’incolumità propria e della famiglia.
L’Alto Molise è pieno di armi legalmente detenute, vista la presenza di numerosi cacciatori, anche in età giovane. Praticamente in ogni piccolo centro montano vi sono fucili, carabine e anche pistole. Ovvia la domanda, nel corso del dibattito all’italo argentino, formulata al maggiore Evangelista: «Se ci difendiamo da soli contro i ladri, con le armi legalmente detenute, cosa rischiamo?». Una domanda diretta e chiara alla quale l’ufficiale, per intuibili motivi, non ha potuto rispondere altrettanto dettagliatamente. Si entra infatti nell’ambito del dibattito sulla legittima difesa, che anche recentemente ha subito delle modifiche normative, e sull’uso legittimo delle armi.
Il famoso principio della proporzionalità tra l’offesa e la difesa è il discrimine, il confine che potrebbe far passare il derubato dalla parte del torto, considerato alla stregua di un assassino. Perché in Italia, in tema di armi da sparo, si tende a criminalizzare gli aggrediti, le vittime dei furti e delle violenze, e non gli aggressori, i ladri appunto. Se un ladro entra in casa, di notte, armato di piede di porco o di punteruolo, posso sparare con le mie armi legali e registrate? Cosa si rischia? Ammesso che si sappia usare con perizia e senza causare effetti collaterali a terzi un’arma da fuoco, con l’attuale apparato normativo si rischia, come minimo, una incriminazione per eccesso colposo di legittima difesa. Il maggiore Evangelista non ha potuto sbilanciarsi più di tanto, perché evidentemente ognuno risponde davanti alla legge delle proprie azioni che abbiano un profilo penalmente rilevante.
L’indicazione di massima fornita dall’ufficiale in comando alla compagnia di Agnone è stata quella di lasciar fare il lavoro ai Carabinieri, appunto, al personale preposto e pagato per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza. «Non fate gli sceriffi» si è lasciato scappare il maggiore, intendendo proprio che qualsiasi opposizione risoluta all’azione dei ladri potrebbe innescare una loro reazione anche violenta.
L’utilizzo legale e legittimo di un’arma da fuoco, in qualsiasi circostanza, implica un’assunzione di responsabilità, anche dal profilo penale, che è ovviamente personale. Quindi gli altomolisani potranno difendersi anche con le armi se lo riterranno opportuno, sapendo che comunque dovranno rispondere di quel loro comportamento davanti ad un magistrato.
Francesco Bottone
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