«Dopo un sopralluogo da parte dei responsabili dell’azienda sanitaria, mi hanno riferito che le sale operatorie di Agnone necessitano di adeguamenti tecnologici. Un problema che risolveremo con fondi destinati dal Governo centrale al Molise per l’edilizia sanitaria. Si tratta di somme ingenti che investiremo senz’altro anche sul “Caracciolo”». Così il presidente della Regione Molise, Donato Toma, nelle scorse settimane, in aula a Campobasso, rispondendo alle sollecitazioni del consigliere regionale Andrea Greco in merito alla riapertura delle sale operatorie dell’ospedale.
Oltre agli investimenti in nuove tecnologie si era parlato di alcuni necessari interventi sulle strutture di servizio alle sale operatorie, propedeutici alla riapertura: corridoi al di sotto dei due metri di larghezza, quindi da allargare e il percorso pulito-sporco, di fatto inesistente, da creare. A distanza di meno di un mese, senza che sia stato effettuato alcun sia pur minimo intervento su quelle sale operatorie, ferme e chiuse ormai da sei anni, né alcun adeguamento tecnologico e strumentistico, il commissario Toma cambia idea e dà l’ok alla day surgery, la chirurgia ambulatoriale complessa. Un mese fa le sale operatorie agnonesi andavano adeguate dal punto di vista strutturale e tecnologico, oggi sono in grado di essere utilizzate. Qualcosa non torna.
In verità nessuno, in ospedale, si è accorto di lavori di adeguamento, ma evidentemente qualcosa è stato fatto, forse molto silenziosamente o di notte. Perché stando alle dichiarazioni di Toma, probabilmente concordate con il dg dell’Asrem Florenzano, l’attività chirurgica riprenderà addirittura da mercoledì mattina. E se un mese fa era impossibile, mentre oggi diviene realistico, gli adeguamenti qualcuno li avrà fatti, ne siamo certi. Oppure, è l’unica altra spiegazione possibile, le dichiarazioni presidenziali di un mese fa non erano state troppo precise.
Tra l’altro non si capisce bene come dovrebbero funzionare quelle sale operatorie, visto che il personale che dovrebbe fare da supporto è un misto tra personale territoriale e ospedaliero. Inoltre, questo ci riferiscono voci interne all’ospedale, al momento sembra non coinvolto il personale che lavorava prima in sala operatoria. Quindi si utilizzerà personale nuovo e diverso, che probabilmente non ha la stessa formazione specifica. La sensazione diffusa, al netto degli annunci di Toma, sia nell’ambiente ospedaliero, tra i dipendenti, che all’esterno, è che si tratti di una sorta di espediente per distogliere l’attenzione da quello che è invece un concreto ulteriore smantellamento dei servizi erogati dal “Caracciolo” e cioè il declassamento del laboratorio analisi.
Un declassamento a punto prelievi, nonostante pare il Piano operativo sanitario preveda un laboratorio vero e proprio in un ospedale di area disagiata. Declassamento che si è tentato di far passare in sordina con il roboante annuncio della riapertura delle sale operatorie appunto.