Si presenta al “Caracciolo” di Agnone con una sospetta frattura al piede: non viene visitata, né ricoverata perché risulta positiva al Covid, ma invitata a guadagnare la porta di uscita. La disavventura viene raccontata alla nostra redazione da una giovane donna originaria dell’Alto Molise, che vive però al di là del confine, in Alto Vastese. In seguito ad un incidente domestico o ad banale un infortunio, la donna in questione sospetta di essersi fratturata un piede.
Nonostante il dolore riesce comunque a guidare e raggiunge l’ospedale di Agnone, dove si presenta al Pronto soccorso e chiede di essere visitata, almeno sottoposta ai dovuti accertamenti. E qui le cose si complicano. Come da prassi ormai consolidata, infatti, il primo approccio medico con il paziente consiste nella somministrazione di un test per accertare la eventuale positività al Covid. Come se tutto il resto delle patologie non esistesse più. E per sfortuna della donna il suo test dà esito positivo. A quel punto, come da protocollo, la donna viene invitata ad allontanarsi immediatamente dalla struttura sanitaria, perché appunto contagiata dal Covid.
Nessuna violazione, né di legge né deontologica, ci mancherebbe, ma solo l’applicazione di protocolli sanitari e ospedalieri che prevedono, appunto, che una struttura non attrezzata con personale dedicato e spazi appositi differenziati e isolati dal resto dei reparti non può accogliere pazienti covid positivi. Vista l’attuale diffusione del virus sarebbe più corretto dire che non può più accogliere pazienti.
Resta il fatto che la donna, completamente asintomatica o magari con un lieve raffreddore, è stata messa alla porta di un ospedale definito presidio di area particolarmente disagiata, né visitata, né ricoverata. Il tutto è stato fatto per tenere in sicurezza la struttura ospedaliera, il personale e i pazienti ricoverati, ovviamente, ma la giovane donna ha avuto la spiacevole sensazione di essere stata abbandonata, proprio dai medici ai quali si era rivolta chiedendo aiuto. In realtà, lo ripetiamo ancora una volta per evitare fraintendimenti, si tratta semplicemente dell’applicazione di un protocollo operativo anti contagio. Il personale ha eseguito correttamente tutti i passaggi, normale prassi in un’era pandemica, resta il fatto che un ospedale e un Pronto soccorso che non accettano una paziente probabilmente fanno ancora notizia.
«E se avessi avuto una frattura scomposta o una lesione più grave, se invece del dito del piede avessi avuto la gamba o il femore rotti, mi sarebbe stato riservato lo stesso trattamento?» chiede quasi sconvolta la giovane donna. Non siamo in grado di fornirle una risposta, anche perché non è quello il compito di una testata giornalistica, siamo certi tuttavia che in questi due anni di pandemia più volte il giuramento di Ippocrate è stato messo da parte e surclassato dai protocolli anti contagio per il covid.
Francesco Bottone