“Occhi a candela. Piccola storia e racconti d’amore in un paese del Sud” della scrittrice e giornalista Roberta Muzio è il libro vincitore del Premio letterario nazionale “Rosa d’amore” Genius Loci di Macchiagodena: si tratta del primo volume (Lampo, 2019) che ha dato inizio alla saga familiare ambientata a Frosolone.
Il premio è stato intitolato a Rosetta Di Filippo, madre della scrittrice e storica originaria di Macchiagodena, Nadia Verdile, e ufficializzato nel corso della recente cerimonia a Macchiagodena, sede nazionale dei Borghi della lettura. Il riconoscimento è stato fortemente voluto dalla famiglia Verdile e consegnato nelle mani della scrittrice direttamente da Nadia Verdile, in rappresentanza anche del fratello Flavio e della figlia Dafne Rapuano. Questa la motivazione: “È una storia plurale di anime, di pensieri e abitudini. Di donne tenaci, ferree, dolci. È la storia di un tempo, dei vicoli stretti, dei camini, delle prime automobili, degli antichi muli e dei cavalli, della povertà e della paura, della rinascita e della crescita. La storia di Muzio, fatta di dodici capitoli, un antefatto e di centinaia di vite, è l’immenso acquerello di una penna che dipinge mentre narra“.
Il concorso, giunto alla seconda edizione, ha visto la partecipazione di molti concorrenti da tutta Italia e di numerosi scolari che hanno preso parte alla cerimonia finale svoltasi in piazza Ottavio de Salvio, ai piedi del castello. “Un immenso onore per me ricevere questo riconoscimento – ha commentato Roberta Muzio -. Sono felicissima perché rappresenta un passaggio tutto declinato al femminile: un premio intitolato a una donna sensibile e onesta che arriva nelle mie mani che, però, sono quelle delle donne della mia famiglia e, metaforicamente, di tutte le donne che hanno lottato e vinto per un’emancipazione vera sul piano umano, sociale, familiare ed economico. Ciò che racconto in questo libro è la storia di mia nonna Incoronata: una donna straordinaria, forte, coraggiosa, precorritrice dei tempi, ma anche dolce, amorevole, materna e, soprattutto, intuitiva e dotata di un garbo innato. Conquistò la sua posizione con il lavoro e la dignità, potendo sempre contare sul sostegno e sulla nobiltà d’animo di mio nonno. In questo libro parto dai miei nonni, Incoronata e Francesco, ma finisco col raccontare la storia di un’intera comunità, delle generazioni che conobbero la guerra, l’emigrazione, la rinascita. È il nostro Sud che si rispecchia in queste pagine intrise della memoria storica locale sullo sfondo dei grandi accadimenti nazionali e mondiali a cavallo tra ‘800 e ‘900”.
Occhi a candela, infatti, è solo il primo volume di una saga che è, poi, continuata col secondo intitolato “Il suono del ferro”, metafora che rinvia all’arte della forgiatura, degli arrotini di Sant’Elena Sannita, dei campanacci della transumanza e che, sul finale, lascia sempre aperta la porta a un seguito. “C’è sempre qualcosa da raccontare quando si inizia a indagare su una storia di famiglia. – spiega ancora Muzio – Le carte, gli oggetti, i luoghi restituiscono vicende che, magari, sono rimaste silenti per anni, a volte secoli, e attendono solo di essere scoperte. Per questo abbiamo voluto intitolare il nostro Piccolo museo nel centro storico di Frosolone con il nome “Occhi a candela” che era semplicemente un’espressione usata da mia nonna per dire occhi aperti o, ancora meglio, usate l’intuito per vedere oltre. Si trova proprio nella casa dove si svolsero alcune delle vicende narrate. Uno spazio che restituisce alla collettività la memoria dei nostri avi, un luogo custode della microstoria locale soprattutto da quando è stato arricchito da una sezione denominata Antica biblioteca scolastica, un contenitore di stimoli ai ricordi e alla conoscenza del Mezzogiorno d’Italia. L’idea che il premio a questo libro arrivi da un paese come Macchiagodena che ha messo al centro della propria attività la cultura, i libri, rappresenta per me, per noi, per il Piccolo museo, già membro dell’Associazione nazionale Piccoli musei d’Italia, motivo di grande orgoglio e, in un certo senso, sugella un legame antico tra le comunità di Frosolone, Sant’Elena Sannita e Macchiagodena”.