L’ospedale crolla a pezzi e i sindaci restano in silenzio. La situazione che si verifica all’interno del San Francesco Caracciolo è ormai esplosiva, tuttavia non si registra alcuna presa di posizione da parte delle massime autorità sanitarie dei Comuni, ovvero i primi cittadini. Le notizie del lento smantellamento avanzano devastanti. Mattone dopo mattone demoliscono quello che ormai è divenuto un contenitore vuoto. Un disegno diabolico denunciato in tempi non sospetti da don Francesco Martino al quale la Chiesa consigliò, o meglio impose, di dire messe e non impicciarsi di altre vicende. Oggi quelle parole rimbombano come non mai. Moriremo per consunzione, disse all’epoca il prelato.
Di fatto il piano sta per essere portato a termine tra l’indifferenza generale e la rassegnazione di un popolo incapace di mettere in campo una pur minima resistenza. In silenzio il sindaco di Agnone che è anche presidente della Conferenza dei sindaci, in silenzio i colleghi dei paesi limitrofi. Come a dire: è un tema che non ci appassiona. A loro, se ce ne fosse bisogno, ricordiamo che il Caracciolo non è il presidio di Agnone, bensì dell’intera area. E sempre loro dovrebbero sapere che hanno il dovere e il compito morale di battersi per la tutela alla salute di chi li ha eletti. Cosa che in realtà omettono di fare.
Così mentre il Caracciolo si dissolve, chi è avvolto da fasce tricolori preferisce credere – ancora – ai giochi di prestigio dell’accoppiata Toma – Florenzano che non perdono occasione per raccontare la favola dell’ospedale di area disagiata. Peccato non ci sarà nessun lieto fine e loro, i sindaci, saranno corresponsabili di un disastro annunciato. Ma questi sono i giorni del silenzio dove si è persa la parola e nessuno ha il coraggio di ribellarsi o levare scudi contro il sovrano di turno che intanto si prende beffa di tutti. Dopotutto un vecchio adagio recitava che il silenzio è d’oro e ai sindaci va bene così.