Il 3 settembre 1982, sotto i colpi sparati della mafia, morirono il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, prefetto di Palermo, la moglie, Emanuela Setti Carraro e l’agente della scorta, Domenico Russo. A quaranta anni dall’agguato, l’Arma dei Carabinieri ricorda il generale con locandine che saranno affisse ovunque e che, naturalmente, compariranno anche a Isernia. L’iniziativa è stata voluta dal Comando generale dell’Arma che, in questo modo, intende celebrare l’anniversario di una delle pagine più tristi della storia italiana. La locandina riporta una frase celebre del generale Dalla Chiesa: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.
Nominato prefetto di Palermo il 6 aprile 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa si insediò il 30 aprile, giorno dell’omicidio del segretario regionale del Pci Pio La Torre, deputato, autore della proposta di legge che inserì nel codice penale il 416bis che prevedeva il reato di associazione di stampo mafioso, diventata legge a tutti gli effetti dopo la sua morte.
Una vita dedicata allo Stato e una carriera piena di incarichi molto delicati: Dalla Chiesa, negli anni Settanta, è stato tra gli uomini in prima linea contro le Brigate Rosse, e già prima aveva comandato la Legione carabinieri di Palermo con il compito di organizzare e guidare il contrasto a Cosa Nostra.