«Ovunque qualcuno sia discriminato, lì c’è lavoro per M24A-ET. Non è una questione geografica, ma pratica e morale». E’ quanto si legge nel sito ufficiale del “Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale“, fondato e presieduto dal giornalista e scrittore Pino Aprile, quello di “Terroni” per capirci. E quella frase iniziale, sulle discriminazioni appunto, è forse il motivo per il quale il movimento meridionalista si sta interessando, proprio in questi giorni, della tragicomica vicenda del viadotto sul Sente, quello che collegava l’Alto Molise con l’Alto Vastese, tra Castiglione e Belmonte del Sannio.
Come è arrivata all’attenzione del movimento di Pino Aprile la “saga” del ponte “Longo” chiuso al traffico da oltre quattro anni? Semplicemente grazie all’eco mediatica innescata, settimane fa, dalla iniziativa spontanea e pacifica di alcuni semplici e liberi cittadini che il giorno del voto hanno abbandonato la propria tessera elettorale all’imbocco del viadotto transennato, in segno di protesta, rinunciando al diritto di votare, rinunciando ad esercitare il potere sovrano che almeno teoricamente appartiene al popolo, contro una classe politica disattenta e sorda alle necessità di un territorio a cavallo tra due Regioni e due o anche tre Province.
Il plateale deposito, meglio l’abbandono delle tessere elettorali, posto in essere da un manipolo di elettori di Castiglione Messer Marino e di altri centri dell’Alto Vastese, è rimbalzato sulle agenzie di stampa nazionali e quindi finito su quasi tutte le testate giornalistiche. Una visibilità, durata per giorni, che aveva il solo scopo di rilanciare il tema dell’isolamento territoriale causato dalla perdurante chiusura del viadotto sul Sente. Riaccendere i riflettori su un viadotto dimenticato dalla politica e dalle istituzioni anche e forse soprattutto perché è al Sud, in quel Meridione dove spesso e volentieri i cittadini sono di serie “B” e si rassegnano a questa condizione subalterna e discriminatoria.
Alcuni attivisti del “Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale” hanno letto sulle agenzie di stampa della singolare protesta alto molisana e l’hanno in qualche modo condivisa, dimostrandosi solidali con i singoli cittadini elettori che hanno provocatoriamente rinunciato al proprio diritto di voto. «Iniziativa lodevole. – commenta ad esempio Michele Putignano, uno degli attivisti del movimento – Ma per essere più incisiva si poteva organizzare il rifiuto delle schede facendone verbalizzare il motivo. Lo hanno già fatto l’associazione “Luca Coscioni” di Cappato per la esclusione dalle liste dalla competizione elettorale e il movimento 24 Agosto Equità Territoriale presidente Pino Aprile contro l’autonomia differenziata, una truffa per il Sud e il resto d’Italia. Facendo così si sarebbero ritardate le operazioni di voto anche di coloro che disinteressandosi sono oggettivamente complici».
«Quando tutti i partiti sono nemici giurati tuoi e della tua terra, non votarli è un atto dovuto di legittima difesa» è lo slogan coniato dal movimento di Aprile, che ben si adatta alla realtà dell’Alto Sannio. Insomma, una condivisione della “battaglia” alto molisana per il diritto alla mobilità, contro l’isolamento territoriale, che è anche culturale e sociale oltre che economico, che arriva dagli attivisti del movimento di Pino Aprile nato proprio «perché si ponesse fine alla concentrazione delle risorse nazionali in una sola area, il Nord, lasciando sguarnito il Sud di treni, strade, scuole, opere pubbliche, investimenti e lavoro».
E la dicotomica “questione meridionale” viene alimentata dal classico esempio di due pesi e due misure adottato anche in tema di viadotti: il ponte Morandi di Genova, Liguria, Nord-Ovest, crollato e ricostruito a tempi record; quello sul Sente, Molise-Abruzzo, Centro-Sud, chiuso al traffico da oltre quattro anni, ormai quasi dimenticato dalla politica, a cominciare dalle due Regioni “competenti”. Il presidente Toma non hai mai detto una parola su quel viadotto, probabilmente non si è ancora accorto della sua quadriennale chiusura; il suo collega Marsilio, romano governatore d’Abruzzo, presentò una interrogazione quando era senatore di Fratelli d’Italia, poi il silenzio più totale. Inciso a parte, il movimento di Pino Aprile nasce proprio dal rifiuto di questo “Paese doppio”, di una doppia Italia, «una europea e una men che nordafricana».
«Non devono esserci cittadini di serie “B”, altrimenti non ha senso un Paese comune» è uno degli slogan fondanti dei “terroni” di Pino Aprile. E ancora: «Ci sono degli italiani ritenuti di serie B e il cui diritto ad avere il necessario viene dopo il superfluo da aggiungere a chi già ha. Quindi, un’azione politica risanatrice non può avere come valore un territorio o i suoi abitanti, questo lo fanno i razzisti, ma il principio che cittadini di uno stesso Stato debbano avere diritti, possibilità e trattamenti uguali. Per quanto possa suonare male: l’equità è il valore, non il Sud o altro riferimento geografico, etnico. La denuncia diviene meridionale, perché il Mezzogiorno e i suoi abitanti sono stati discriminati e deprivati». Discriminati e privati dei diritti di cittadinanza, mobilità, salute, istruzione, d’impresa persino, perché chiudere al traffico un ponte che collega due sponde di un unico territorio significa imporre l’isolamento, dividere un popolo, affossare una economica locale, spaccare una comunità, la sua stessa identità.
Ecco perché la “battaglia”, pacifica, ma determinata, per la riapertura al traffico del viadotto tra Belmonte del Sannio e Castiglione Messer Marino è e può essere tranquillamente sposata dal “Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale“. Un primo contatto c’è stato, favorito dal clamore mediatico della protesta spontanea delle tessere elettorali, basta solo stringere rapporti di collaborazione tra i “terroni” di Aprile e i comitati che operano sul territorio dell’Alto Molise e Vastese: il comitato di Giorgio Iacapraro, ad esempio, che presentò settecento firme in Prefettura a Isernia contro la chiusura del ponte Sente o il movimento “Articolo 32” presieduto da Pompeo Petrella. Le battaglie e le proteste vanno condivise, anche incanalate culturalmente. Magari portare Pino Aprile sul viadotto per un convegno sui diritti negati ai cittadini di serie “B” del Meridione potrebbe essere una prima idea.
Francesco Bottone