«Io mi aspetto che da Castelguidone, fino a salire sull’Istonia ed arrivare ad Agnone, parta un progetto di cooperazione strategica rafforzata che di qui a venti anni porti ad una specie di grande Comune delle “terre alte”. L’operazione fatta Pescara con la “grande Pescara” si può replicare, fatte le debite proporzioni, anche qui tra l’Alto Molise e l’Alto Vastese».
Sono le parole progettuali e futuristiche di Luciano D’Alfonso, parlamentare della Repubblica, che ha trascorso il pomeriggio di sabato in un piccolissimo centro montano della diocesi di Trivento, Castelguidone, appunto, per «riattivare il circuito partecipativo democratico locale». In piazza, poi nell’unico bar del paese, parlando, ma soprattutto ascoltando i residenti, giovani e anziani, abitanti di un piccolo centro montano paralizzato, anche dal punto di vista della democrazia elettiva, dallo spopolamento. E ha presentato la sua idea di grande Comune delle terra alte, l’ex governatore dell’Abruzzo, che vede in Agnone la “capitale” naturale di questo ente sovracomunale, arma strategica per combattere lo spopolamento progressivo delle aree interne e di confine. Nella “terra di mezzo” tra Abruzzo e Molise, rappresentata iconicamente dalla tabella che segna il confine sul vecchio ponte Sente, serve una «cooperazione rafforzata» ha insistito l’onorevole D’Alfonso.
«Condividere tutto quello che si può condividere. – ha spiegato nella sua lucida progettazione che guarda avanti, non solo all’immediato – E specializzare tutto quello che si può differenziare. Senza la collaborazione questi Comuni non vanno da nessuna parte, fanno solo sopravvivenza. Io conosco come si collabora e come si condivide e come si progetta cooperativamente».
Ed è questo il senso della sua presenza in un piccolo centro montano, un mettersi a disposizione per fornire idee e supporto, anche materiale grazie al suo staff tecnico legislativo in Parlamento. «Per esempio, – ha continuato l’onorevole D’Alfonso – i servizi a domanda collettiva possono mettere insieme gli stemmi araldici dei vari Comuni. Lo stemma araldico di Castelguidone non deve vivere in termini di invidia, di competizione dispettosa la collaborazione con i Comuni vicini. Si può fare insieme. Per fare in modo che si faccia insieme c’è bisogno di pensare insieme, condividere, elaborare, argomentare, fare in modo che nasca un’agenda delle priorità che veda il coinvolgimento di tutti. E’ la bellezza della democrazia. Ho percepito che in questo territorio, per un po’, si è sospesa la potenza della democrazia. Mi auguro che ricominci a vivere». E proprio per rivitalizzare questo territorio di confine tra Abruzzo e Molise il parlamentare si è messo a disposizione, quasi un «defibrillatore della democrazia».
Non più Comuni «murati» che stentano e sopravvivono facendo da soli, ma una cooperazione rafforzata tra più sindaci, con il coordinamento di Agnone, città capofila. «Agnone è una specie di Venezia senz’acqua, – ha spiegato il deputato del Pd – che ha una capacità magnetica di attrarre e di aiutare. Mi auguro che parta questa collaborazione di Agnone nei confronti degli altri piccoli Comuni di zona, mi auguro che si rimettano insieme Abruzzo e Molise, cooperativamente, sulle grandi questioni che riguardano le Regioni italiane. Non credo all’autonomia differenziata, ma credo alla cooperazione rafforzata tra territori, perché le infrastrutture sono più lunghe delle Regioni, l’approvvigionamento accomuna molte Regioni, la distinzione amministrativa delle circoscrizioni, Abruzzo, Molise e Marche esiste solo sulle carte intestate del passato. Oggi non serve più. Per quanto riguarda l’adozione dei piccoli Comuni da parte di parlamentari e consiglieri regionali ritengo che sia il minimo dell’intelligenza. Un consigliere regionale e un parlamentare sono dei privilegiati quanto a strumenti a disposizione. Che facessero fino in fondo, tutti i giorni, quello che possono fare per la democrazia. Scherzando direi: chi adotta un piccolo Comune si salva e va in paradiso, chi non adotta e pensa solo al suo, si dannerà. Ho trovato modo e tempo per aiutare tanti piccoli Comuni, mi dichiaro disponibile ad essere utile anche qui, collaborando per canalizzare idee. L’esistenza di idee collettive si chiama democrazia».
Nell’agenda delle priorità resta, al primo posto, la voce spopolamento. Come combatterlo, come arrestarlo e addirittura invertirlo? D’Alfonso ha una ricetta, che tra l’altro è ancorata alla realtà fattuale già sperimentata con successo proprio in Alto Molise. «Immaginando Comuni non murati, ma che invece si mettono insieme cooperando, ingrandendo la prospettiva e coltivando progetti. Castel del Giudice, in Alto Molise, è un Comune che si è messo in avanti e che può essere replicato ovunque. Castel del Giudice ha organizzato lavoro, qualità della vita, quantità della vita. Lì sono arrivati e arriveranno molti cittadini temporanei che portano reddito, portano ambizione ed effervescenza, portano prossimità».
Insomma, l’esempio concreto c’è già, quello posto in essere da Lino Gentile, che tra l’altro ora andrà avanti ancor più spedito grazie al famoso bando borghi del Pnrr, quello da venti milioni di euro, in collaborazione con artisti ed università italiane e straniere. «Se dovessi dire perché vivere in un piccolo Comune risponderei con le parole di Lapo Pistelli (vicepresidente dell’Eni ed ex vice ministro degli affari esteri, ndr) che adesso ha fatto la scelta di andare a vivere in un piccolo centro del Pescarese e che dice: perché voglio godere della ricchezza della prossimità relazionale. Nella grande città non avevo relazioni vere, nel piccolo paese trovo l’immediatezza di una bella famiglia».
Francesco Bottone