• Editoriale
  • Ponte Sente: «finalmente» la politica si sveglia e le folle osannanti ringraziano per un diritto spacciato per gentile concessione

    «Finalmente». E’ il cartello apposto da qualcuno sul segnale di divieto di transito che campeggia, ormai dai sei anni a questa parte, all’imbocco del viadotto “Longo”, versante molisano del celeberrimo ponte Sente.

    Più piccolo, sempre sul cartello, c’è la scritta “Grazie Marone“. Il finalmente è riferito al fatto che dopo sei lunghi e interminabili anni il Ministero, l’Anas e la Provincia di Isernia hanno avuto la decenza di appaltare i lavori di messa in sicurezza del ponte appunto. In realtà si tratta solo del primo lotto, interventi che non consentiranno la riapertura al traffico dell’immensa infrastruttura viaria che collega due regioni. E ci sta, il finalmente ci sta, perché mentre a Genova un ponte è crollato, è stato ricostruito ed è entrato in esercizio pochi mesi dopo, qui nel profondo Sud, nel Molise che finge di esistere, ma nella realtà politica dei fatti non esiste affatto, un ponte è chiuso al traffico da sei anni.

    Il motivo? Un «imminente rischio crollo» certificato dal comparto tecnico della Provincia di Isernia che ovviamente e per fortuna non si è mai verificato. Siamo nell’ambito del procurato allarme a voler essere pignoli.

    Quello che non ci sta, invece, è quel «Grazie Marone». Inappropriato e fuori luogo. Marone, per chi non lo sapesse, nome di battesimo Michele, è l’assessore regionale molisano ai Lavori pubblici, nonché consigliere giuridico del Ministro Salvini. Il vicepremier chiaramente non ha affatto bisogno di un consigliere giuridico, perché la struttura del Ministero contempla anche un ufficio competente in materia giuridica. E’ una carica politica, una poltrona ben retribuita probabilmente, concessa al portatore di voti di turno.

    Quindi un molisano, un cittadino italiano, che sicuramente non ha mai votato Lega Nord prima di adesso, si sente in dovere di ringraziare pubblicamente un assessore regionale, uno stipendiato pubblico, semplicemente perché ha fatto ciò per cui viene profumatamente pagato: cioè trovare i fondi che serviranno, non si capisce bene quando, a riaprire al traffico un ponte che è chiuso da sei anni per un capriccio politico di sedicenti amministratori.

    In un paese normale quei politici, dopo sei anni di ritardi e lungaggini burocratiche, verrebbero presi a pomodori in faccia, altro che ringraziamenti! In Molise però, i diritti vengono considerati privilegi evidentemente, e quindi ci si sente in obbligo di ringraziare chi, dopo sei anni appena, ha trovato una mezza soluzione che tra l’altro non porterà alla riapertura al traffico del viadotto.

    Aveva ragione Giolitti, e anche Mussolini: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Perché se dopo sei anni di attesa ci si sente in obbligo di ringraziare il politico di turno, vuol dire che la percezione di se stessi non è quella dei cittadini che hanno dei fottuti diritti, ma degli schiavi baciapile che ricevono dei privilegi, delle concessioni.

    Francesco Bottone

    P.S.: Nulla di personale contro l’assessore Marone, che tra l’altro è almeno una spanna al di sopra della media della cosiddetta classe politica molisana.

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