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  • Natività più longeva del Molise, in scena ad Agnone temi sociali di forte attualità

    Giunto quest’anno alla sua 64ª edizione, è la Natività più longeva del Molise, un primato reso possibile grazie alla passione e all’impegno del Cenacolo Culturale ‘Camillo Carlomagno’, guidato dall’inossidabile presidente, professor Giuseppe De Martino. Il Presepe Vivente di Agnone, affonda le sue radici nel lontano 1958, quando fu ideato per la prima volta dal padre cappuccino Cipriano De Meo, figura carismatica nota come esorcista e vice postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Padre Matteo da Agnone.

    Un ruolo di fondamentale importanza è ricoperto da Giorgio Marcovecchio, che da oltre 60 anni si dedica con passione alla stesura dei testi, arricchendo ogni rappresentazione con temi di grande rilevanza sociale. L’edizione di quest’anno, intitolata “Gesù e le piaghe nel mondo”, verrà messa in scena la notte della Vigilia di Natale (ore 17), presso il Monumento degli Emigranti, prima della tradizionale Ndocciata.

    Saranno coinvolti oltre cinquanta figuranti, molti dei quali giovanissimi del posto, a testimonianza di un forte legame con la comunità locale. Gesù Bambino sarà interpretato dal piccolo Costantino Antonio Russo, tra gli ultimi nati di quest’anno, un simbolo di speranza per il futuro delle aree interne. L’organizzazione artistica è curata nei minimi dettagli da Francesco Di Nucci (regista), Paola Patriarca (allestimento scenografico), Giuseppe De Martino (direttore artistico), mentre le selezioni musicali sono a cura di Roberto e Tacredi Carlomagno. L’edizione mantiene fede alla tradizione di trattare temi di grande attualità e impatto sociale, spesso raccontati dai media nazionali.

    Quest’anno Marcovecchio ha desico di accedere i riflettori sull’emergenza ambientale con i disastri naturali e i cambiamenti climatici  rappresentati attraverso le parole di Greta Thunberg, che si rivolge con forza ai leader mondiali. Ed ancora, l’emarginazione sociale che vedrà un senzatetto, simbolo degli ultimi e degli esclusi, denunciare la sua condizione di abbandono e solitudine. Non da meno la crisi sanitaria nel Continente Nero con una madre africana che racconterà il dramma della sua bambina, che rischia la cecità per l’assenza di cure mediche adeguate. La rappresentazione culminerà con la nascita del Bambino Gesù, che infonde speranza e invita alla riflessione. Due bambini denunciano idealmente le piaghe del mondo e si rivolgono a Dio, portando un messaggio di fiducia e rinnovamento.

    La Natività di Agnone si ripropone non solo come una tradizione religiosa e culturale, ma anche come un appello accorato in difesa delle aree interne, troppo spesso dimenticate dalla classe politica e dalle istituzioni. La scelta di coinvolgere una comunità, con un forte protagonismo dei giovani, è un richiamo al valore e alla necessità di sostenere questi territori. Il canto finale, curato con attenzione da Roberto e Tancredi Carlomagno, lascia intravedere un barlume di luce nelle tenebre che circondano il mondo. Ancora una volta, il Presepe Vivente del Cenacolo Culturale francescano, dimostrerà di essere non solo una tradizione radicata, ma anche un veicolo potente per sensibilizzare sui temi sociali più urgenti e per lanciare un grido di attenzione verso i bisogni delle comunità locali.

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