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  • Auro d’Alba, non solo Futurismo: il suo contributo alla cultura letteraria è molto più vasto

    Un recente volume riporta all’attenzione il contributo di Auro d’Alba, poeta e scrittore originario di Schiavi di Abruzzo, alla rivista letteraria La Diana, una delle esperienze culturali più significative della prima metà del Novecento napoletano.

    Armando Marone, La Diana. Colonnese Editore, Napoli 2025

    Animata da Gherardo Marone (1891–1962), La Diana fu la più importante rivista letteraria del secolo scorso a Napoli. Ospitò le prime liriche di Giuseppe Ungaretti, contribuì a far conoscere in Italia la poesia giapponese e annoverò tra i suoi collaboratori figure come Benedetto Croce, Umberto Saba e Salvatore Di Giacomo.

    Il volume ora pubblicato porta alla luce un manoscritto di Armando Marone (1904–1986), fratello di Gherardo, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli. Il testo ricostruisce l’atmosfera vivace e la rete di amicizie che furono alla base di questa preziosa esperienza editoriale e umana.

    Armando Marone racconta che, all’inizio della primavera, i genitori si trasferivano in campagna, lasciando la casa napoletana a disposizione di Gherardo e dei fratelli. La dimora diventava così un luogo di incontro e di ospitalità, spesso per lunghi periodi, per letterati provenienti da tutta Italia.

    Tra questi vi era Auro d’Alba che, come ricorda Armando, “viveva a Roma ma veniva spessissimo a Napoli e soggiornava da noi”. Nella primavera del 1917, la famiglia d’Alba trascorse due mesi di vacanza presso i Marone e nel manoscritto riaffiorano i ricordi dei giochi infantili con Sergio e Ofelia d’Alba.

    L’ospite più illustre fu però Giuseppe Ungaretti, allora ancora poco noto al grande pubblico. Nel dicembre del 1916, durante la sua prima licenza di guerra, soggiornò dai Marone portando con sé Il porto sepolto, appena pubblicato e destinato a diventare un classico della letteratura italiana. L’amicizia tra Ungaretti e Gherardo Marone sarebbe durata tutta la vita.

    Anni dopo, quando la figlia di Auro d’Alba morì tragicamente, Ungaretti le dedicò la lirica Memoria di Ofelia d’Alba. Qui alcuni versi:

    ” … in voi immortali

    le cose, che tra dubbi prematuri

    seguiste ardendo del loro mutare,

    cercano pace …”

    In quella stessa occasione, Gherardo Marone scrisse ad Auro parole di profonda partecipazione al dolore, parole che restituiscono la forza dei legami nati attorno a La Diana: “Io che l’ho portata sulle braccia, io che l’ho baciata bambina, sono degno di piangere con te, con la mamma desolata, con Sergio. Non c’è pace nel mondo: stringiamo ogni volta i denti e continuiamo questa dura guerra.”

    Gherardo Marone, che curiosamente a volte si firmava anche Elio d’Alba, aveva conosciuto Auro d’Alba nel dicembre del 1915, in una fase di distacco del poeta di Schiavi dal Futurismo e di ricerca di nuovi interlocutori. In una lettera al critico Lionello Fiumi, Marone scriveva: “Auro d’Alba vale molto più di quanto sembri attraverso le sue cose. Mi ha fatto leggere qualche sua lirica inedita e ne sono rimasto impressionato”.

    D’Alba aderì così a La Diana, collaborando con poesie e interventi critici, mentre uno dei suoi romanzi fu pubblicato dalla Libreria della Diana, la casa editrice legata alla rivista. Sarà poi lo stesso Fiumi a far conoscere Auro d’Alba in Francia, traducendolo e inserendolo in un’antologia di poesia italiana contemporanea.

    La casa napoletana dei Marone accolse poeti e artisti da tutta la penisola. Tra le frequentazioni vi fu anche il poeta Elpidio Jenco, che ebbe una giovanile infatuazione per Ofelia. Altri nomi, oggi meno noti, non ebbero il tempo di affermarsi, cadendo sul fronte della Prima guerra mondiale. Anche Auro d’Alba combatté come bersagliere e rimase in corrispondenza con i Marone, come testimonia una cartolina illustrata dal fronte, oggi riprodotta nel volume.

    Auro d’Alba è solitamente ricordato per la sua esperienza futurista, ma il suo contributo alla cultura letteraria italiana è molto più vasto. Questo piccolo, ma prezioso volume, aiuta a ricostruire un periodo meno conosciuto della sua produzione artistica e ci invita a riscoprirne la figura nella sua piena ricchezza.

    a cura di Angelo Bottone

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