Voto degli agnonesi all’estero: la scheda elettorale che ricevono non è vidimata né timbrata. Il voto andrebbe annullato.
Un nostro lettore, Armando Bartolomeo, ha postato su Facebook la scheda elettorale per il referendum del 4 dicembre prossimo che è stata spedita all’indirizzo di sua figlia a Bruxelles.
Fin qui tutto bene. Ciò che lascia perplessi, però, è che la scheda elettorale ricevuta, un “documento” ufficiale, non reca né il timbro di sezione che solitamente appone il presidente di seggio, né le firme di due scrutatori come prevede invece la normativa. In sostanza la scheda non è vidimata o autenticata. E’ carta straccia, un foglio di carta qualsiasi.
Non è un cavillo, una questione di poco conto, perché nei seggi elettorali, una volta concluse le operazioni voto e prima dello scrutinio, il presidente deve accertare che il numero delle schede autenticate avanzate sia uguale al numero degli elettori che non hanno votato.
«Timbro e firma sono sostituiti da una cedola allegata da restituire nel plico con la scheda», spiega Armando Bartolomeo su nostra esplicita richiesta.
Ne prendiamo atto, ma resta il fatto che quella scheda sulla quale gli italiani all’estero esprimono il loro diritto di voto non è autenticata. Può essere scambiata, sostituita, attribuita ad un altro elettore, perché appunto scheda e cedola non sono vincolati in alcun modo.
Nelle disposizioni degli uffici elettorali è contenuto anche questo caso particolare: elettore che riconsegna una scheda non autenticata.
In questa evenienza il presidente deve: annotare i nomi degli elettori che riconsegnano la scheda non autenticata, annullare la scheda scrivendo “scheda annullata”, firmarla e inserirla in un’apposita busta e non riammettere quegli elettori al voto e annotare l’accaduto anche nelle liste di sezione a fianco del nominativo dell’elettore.
Chiarissimo: se l’elettore riconsegna una scheda non autenticata il voto va annullato e l’elettore non può rivotare. La motivazione è semplice: l’elettore può aver portato con sé, in cabina, una scheda elettorale dall’esterno, avuta chissà come e da chissà chi. Ne va della libera espressione del voto.
Non si capisce perché ciò che vale in un seggio elettorale qualsiasi non debba valere per gli italiani che votano per posta.
Tra l’altro la scheda elettorale viene inviata agli elettori all’estero con posta ordinaria, non a mezzo raccomandata. E’ possibile quindi che si perda, che non arrivi proprio, che giunga per errore nelle mani di un’altra persona che a quel punto può votare.
E ovviamente la scheda viene rispedita in Italia sempre per posta ordinaria. Come sopra può perdersi, può essere sostituita, finire chissà dove.
Una procedura che definire poco seria è riduttivo. Una pagliacciata, questo è forse il termine più adatto, che probabilmente va anche ad inficiare la validità del voto.
Francesco Bottone
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