AGNONE – “Rappresentiamo un quarto dell’elettorato agnonese e per questo chiediamo il coinvolgimento su temi vitali per l’intera collettività”. Vincenzo Scarano, capogruppo di ‘Agnone Identità e Futuro’, non le manda certo a dire. Alla conferenza stampa convocata al Caffè Letterario, attorniato dai fedelissimi, Pasquale De Mattia, Sergio Sammartino, Mercede Marcovecchio, Gino Di Ciocco, Rossana Capone, l’avvocato agnonese chiarisce subito un aspetto. “Oggi il nostro gruppo rappresenta una voce fuori dal coro in un consesso, quello del consiglio comunale, che spesso ha visto maggioranza di centrodestra e minoranza di centrosinistra andare di pari passo. Noi siamo l’alternativa ad un governo che non ci piace per modus operandi e mancanza di strategie concrete che possano risollevare la cittadina”. Un esempio su tutti, ammette Scarano, è quello che vuole le uniche entrate fatte di tagli di bosco e piano neve. “Così non si va da nessuna parte” ammonisce il capogruppo di quella che è una lista civica capace di aggregare diverse anime. “Siamo un gruppo compatto, che lavora, che ha idee, oltre a pretendere rispetto vogliamo che ci stiano a sentire”.
Sotto tiro finiscono le consulenze assegnate a professionisti esterni che di fatto hanno esautorato l’ufficio tecnico. Due in particolare: quella dei marciapiedi del corso principale (46mila euro) e quella del polo scolastico (390mila euro). “Chiedo: ma i nostri tecnici e impiegati? Non sono all’altezza? Prendono troppo poco?”. Poi stoccate all’indirizzo della valorizzazione e alienazione dei beni comunali. “Stiamo svendendo il nostro patrimonio – accusa l’avvocato – è paradossale che un’amministrazione non chieda neppure più la quotazione di mercato sul patrimonio immobiliare degli agnonesi e si accontenta di una semplice stima catastale per vendere, anzi, è proprio il caso di dire svendere”. Tuttavia l’attacco più violento arriva su Fondazione “Atene del Sannio”, soggetto tenuto a gestire il patrimonio mobile, immobile, culturale e artistico e l’associazione che dovrebbe avere in mano il controllo della Ndocciata. “Torniamo a dire no a questo stato di cose che di fatto vedono estromesso il Comune dalla gestione di beni, mobili e immobili, i quali appartengono a l’intera collettività. Oggi il Comune ha l’obbligo di riappropriarsi di ciò. Non siamo per il diniego a partner privati, ma occorre che l’amministrazione torni a svolgere un ruolo predominante su quelle risorse che possono produrre utili da reinvestire in progetti mirati. Così facendo si avrebbe sicuramente una verifica trasparente sull’opera messa in campo”.
Durissimo il commento di Pasquale De Mattia che proprio sulla Ndocciata ha chiesto le dimissioni dell’assessore Tonino Scampamorte. “Sentire dire in consiglio comunale che la Ndocciata appartiene ai gruppi portatori e non agli agnonesi, quando il Comune ha pagato trasferte, vedi Expo Milano, è di una gravità inaudita che dovrebbe indurre Scampamorte a fare spazio in giunta ad altri”.