di GIOVANNA STELLA su Il Giornale
Nei giorni in cui infuriano le polemiche per la decisione del sindaco di Mondaino (Rimini), Matteo Gnaccolini, che ha chiuso le scuole per permettere la cattura e l’abbattimento dei cinghiali che, a suo dire, infestano le colline, il settimanale Chi ha sentito una famosa sostenitrice delle ragioni di chi chiede a gran voce l’abbattimento selettivo, la senatrice Stefania Craxi, unica donna ammessa in un gruppo di 65 cacciatori che operano intorno a Capalbio, in Maremma.
«Ho imparato a essere cacciatrice di cinghiali qui in Maremma. – dice alla rivista – Questo è il mio buen retiro, in questa zona la caccia al cinghiale è la tradizione del posto, da centinaia di anni. E ultimamente i cinghiali sono diventati troppo numerosi, procurano danni all’agricoltura, sono un pericolo per gli abitanti e i turisti. È necessario rispettare l’ecosistema».
E ancora: «Non è possibile controllarli in altro modo. Non possiamo di certo sterilizzarli. Sono animali pericolosi, non gattini. Qui in Maremma la caccia non è uno sport, nessuno uccide per divertirsi, il cinghiale si mangia. La caccia in Italia è un’attività molto regolata: ci sono divieti, specie protette, regolamenti sulle armi. Le regole vanno sempre rispettate. La prima causa di morte sono gli incidenti domestici: che facciamo aboliamo lavatrici e ferri da stiro? Se si rispettano le regole non succede. Io per andare a caccia ho preso la licenza superando un esame e ho imparato a sparare al poligono».
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