Divieto di andare a caccia fino al 2 ottobre, senza alcuna determina della Giunta regionale: Federcaccia e Enalcaccia diffidano la Regione.
Ancora polemiche e ancora caos in merito al calendario venatorio in Abruzzo dopo l’ordinanza del Tar che ha accolto, in parte, il ricorso presentato dal Wwf. In seguito al pronunciamento del Tribunale amministrativo gli uffici della Regione Abruzzo hanno pubblicato, sul sito istituzionale, un avviso pubblico, comunicando ai cacciatori che «fino all’adozione di un nuovo provvedimento che consentirà l’esercizio dell’attività venatoria dal 2 ottobre 2019, prima di tale data la caccia non può essere svolta». Una comunicazione che non piace affatto a Federcaccia ed Enalcaccia, nelle persone dei rispettivi presidenti regionali Ermanno Morelli e Ivano Cirese. In una nota congiunta le due sigle venatorie affermano che «nelle giornate del 28, 29 e 30 settembre l’attività venatoria è autorizzata dal calendario venatorio che ha superato sul punto anche il vaglio di legittimità del Tar». «I cacciatori abruzzesi, pertanto, – prosegue la nota – hanno il pieno diritto a svolgere l’attività venatoria. Il comunicato comparso sul sito della Regione costituisce l’ennesimo deliberato attacco al mondo venatorio, con atti dell’ufficio regionale del tutto arbitrari e privi di ogni legittimità, nel tentativo mal celato di avviare l’imminente stagione venatoria alla data del 2 ottobre e non prima. Il comunicato – aggiungono Morelli e Cirese – è privo di sottoscrizione e non reca il nominativo di chi ha voluto emanare tale proclama. Per tale ragione, oltre alla immediata rimozione dello stesso, e al ripristino della legalità, chiediamo che vengano fornite le generalità del responsabile che ha ordinato e disposto la diramazione del comunicato in palese contrasto con gli atti approvati dalla Giunta regionale, sì come ad oggi validi ed efficaci alla luce dell’ordinanza cautelare emessa dal Tar». E dopo le richieste e le diffide, ecco le minacce: «E’ intenzione delle scriventi associazioni venatorie portare all’attenzione dell’Autorità giudiziaria le condotte poste in essere e valutare l’avvio di azioni giudiziarie collettive tese ad ottenere il risarcimento dei danni legati dall’impossibilità per tutti i cacciatori regionali di vivere la propria passione nei prossimi giorni e per la quale sono stati sostenuti ingenti costi anche per il pagamento della tassa regionale».
Francesco Bottone
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