Negli ultimi anni il numero delle imprese dedite all’agricoltura e all’allevamento in Abruzzo è diminuito di un terzo. Ma il settore può tornare ad essere centrale per l’economia della regione, se saprà cogliere le nuove sfide dell’innovazione.
Il comparto, infatti, sta attraversando un periodo di trasformazione importante, dalla necessità di rinnovarsi dal punto di vista generazionale a quella di ridurre il proprio impatto sull’ambiente.
Si tratta di una scommessa che può essere vinta anche in Abruzzo, che conta oltre 40mila imprese attive sul territorio, dall’allevamento in montagna fino all’agricoltura nelle zone collinari e costiere.
Poche aziende e sempre più grandi
Ogni dieci anni Istat realizza un censimento per l’agricoltura e gli ultimi dati disponibili risalgono al 2020. Un periodo tuttavia indicativo per comprendere le dinamiche in Abruzzo e nel paese.
Basti pensare che nel 2020 erano 44.156 le aziende attive sul territorio regionale, ma nel 2010 erano più di 66mila. In 10 anni, insomma, è andato perso il 33,4% delle aziende agricole in regione: praticamente un terzo.
Anche la superficie agricola utilizzata (Sau) è diminuita ma in misura minore, passando in un decennio da 454mila a 414mila ettari (-8,6%). Questa è una dinamica coerente con quello che sta accadendo sul resto della penisola: infatti, da un lato il numero totale delle aziende è in calo, ma quelle presenti tendono a gestire più ettari di terreno.
Per quanto riguarda la tipologia di impresa, invece, in Abruzzo il 97% del totale di tipo individuale o a conduzione familiare. Queste, tuttavia, detengono solo il 73,6% delle superfici agricole, a dimostrazione di quanta rilevanza abbia il restante 3%, in termini di territorio coltivato o adibito a pascolo.
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