AGNONE – Gli stessi suoi abitanti, in buona parte, sono soliti pensare che Agnone sia “il paese delle occasioni perdute”. Purtroppo la realtà dà loro ragione se è vero, com’è vero, che questa città soffre di un continuo decadimento socio-economico e demografico. E al momento, purtroppo, non ci sono segnali di utile controtendenza, nonostante ci sia una ricchezza ancora visibile (ma dirottata quasi tutta altrove) e nonostante ci siano personaggi e top manager che sarebbero probabilmente capaci di salvare la loro città dal definitivo ed irreversibile tracrollo storico.
Gli agnonesi citano spesso, in particolare, le cose non fatte dai due loro parlamentari del dopoguerra, Remo Sammartino e Bruno Vecchiarelli, i quali non avrebbero accettato la (forse mitica ma risolutiva) proposta di Remo Gaspari di estendere alle valli del Trigno-Verrino la zona industriale di Val di Sangro. Ma, ad ascoltare la gente, è davvero lungo l’elenco delle occasioni perdute dalla comunità agnonese e altomolisana.
Anche l’Università delle Generazioni ha motivo di evidenziare qualche occasione perduta o meglio “non raccolta” dalle istituzioni locali ma anche dalla società civile, economica e persino religiosa di questo territorio. Proposte che, dimostratesi fattibili, avrebbero potuto rendere Agnone “capitale” di qualcosa nel contesto regionale, interregionale e persino nazionale. Come ad esempio la possibilità di divenire “città ecumenica” (come intitolarono allora i giornali) cioè una importante sede di dialogo interreligioso, visto il successo ottenuto dal Convegno internazionale su “Amore e Religione” realizzato, giusto 30 anni fa, dal 4 al 6 ottobre 1985 dall’EWA – Erotology World Association fondata da professionisti di Agnone ma anche di altre parti d’Italia e persino dell’estero.
Un evento assai lungimirante, questo, che ha preceduto di un anno l’incontro in Assisi del 1986 tra le maggiori religioni del mondo per come voluto da Papa Giovanni Paolo II. Fu proprio in tale occasione che l’avv. Pierfrancesco Zarcone, relatore al convegno, s’innamorò di Agnone dove ha acquistato una bella casa inutilizzata in Via Leopardi. Realizzando l’apposita associazione “Amici di Agnone” centinaia e centinaia avrebbero potuto seguire Zarcone se sufficientemente incentivati, così che almeno una parte del grande e significativo patrimonio immobiliare abbandonato avrebbe potuto essere salvato e vissuto creando un ragguardevole indotto a 360 gradi. Il problema dello spopolamento e, quindi, della necessaria rivitalizzazione di paesi e campagne è stato affrontato più volte dall’Università delle Generazioni, fino al 2014 con l’invito ai giornalisti della Stampa Estera, i quali avevano desiderio di realizzare proprio qui in Agnone una “Casa della Stampa” che sarebbe servita a far conoscere l’Alto Molise in tutto il mondo. Ma pure questa occasione è stata clamorosamente e dolosamente persa dalle istituzioni e dagli imprenditori!
Altra ottima occasione perduta è stata quella di “Agnone capitale dei diciottenni”. Infatti, con la “Festa dei diciottenni” (lanciata anche tramite RAI Uno il 18 novembre 1983) Agnone avrebbe potuto realizzare una vera e propria industria al servizio di coloro che entrano nella maggiore età (cosa che è poi avvenuta a livello nazionale, ma fuori dal Molise). E che dire della “Festa del libro molisano e della comunicazione sociale” che nel dicembre 1989 è stata una delle prime in assoluto, attirando editori ed autori da ogni parte d’Italia con un discreto giro di affari e di presenze? E che dire poi di “Agnone città dei raduni” un progetto che prevedeva ed ancora può prevedere un “radunificio” in attività per quasi tutte le settimane dell’anno?
Ma sarebbe ancora troppo lungo l’elenco del mancato progresso socio-economico e demografico di Agnone negli ultimi 50 anni e questa non è sede di analisi. Però, la comunità agnonese e altomolisana potrebbe affrontare seriamente la questione realizzando un “tavolo permanente” di confronto e di iniziativa tra istituzioni e cittadini volenterosi ed intraprendenti per rilanciare questo territorio che , altrimenti, diventerà sempre più desertificato ed insignificante. Senza un “tavolo permanente” di lavoro per ricercare e attuare le migliori soluzioni per questa zona di confine molisano-abruzzese tutte le isolate iniziative e tutti gli sforzi potrebbero risultare finalizzati a se stessi e quindi vanificati, mentre è pur sempre l’unitarietà degli intenti e delle progettualità a dare risultati positivi. C’è un antico proverbio in queste montagne che dice: “E’ il continuo che dà valore alla persona” e quindi ad una comunità. Ma quale “continuo” per Agnone e l’Alto Molise se non un “tavolo permanente” e, appunto, davvero continuo che stia sempre alla ricerca delle migliori soluzioni per la salvezza di questo territorio però facendo l’inesorabile inventario e chiamando all’appello e alla responsabilità individuale ogni suo abitante, per nome e cognome?
Domenico Lanciano