• Editoriale
  • Alexis Tsipras e l’Europa

    Tutto noto: una vittoria grandiosa, forse supervalutata da tutta Europa, che più che spaventare, lascia molto perplessi ed esposti al dubbio.

    Cosa accadrà in Europa, quali sono i contraccolpi che riceveranno i paesi Europei, in primo luogo l’Italia?

    E’vero successo ?

    Un intreccio sottilissimo di interessi, di filamenti nervosi che corrono lungo i paesi europei, e, in particolare, quelli più esposti, come l’Italia o la Spagna, a rischio pericoli che non sono naturalmente di default, come molti per la verità osano enunciare, ma che, comunque, sono di una certa gravità, tracciano strade diverse, oblique, contraddittorie, addirittura, labirintiche, per cui è molto difficile trovare una sicura via di uscita.

    E’ certo, comunque, che ci troviamo nel cuore della più pericolosa e terribile crisi che mai si sia attraversata in precedenza, nemmeno all’epoca della grande crisi del 1929, che trovò, però, in Keynes e in Delano Franklin Roosevelt, la vittoriosa via di uscita.

    Lo stesso Alexis nega di essere contro l’euro e contro l’ulteriore processo della costruzione unitaria dell’Europa, e dichiara che anche la Grecia intende rimanere in Europa.

    Strano, però, che contemporaneamente,  Tsipras pretende  di azzerare il suo enorme debito con gli Stati sovrani Europei, che, a partire dalla ferrea Angela Merkel, non intendono fare.

    La cosa che ci fa ben sperare sullo spirito europeista di Tsipras, almeno a livello volontaristico, è che tra i suoi eletti in Italia, figura Barbara Spinelli, figlia di Altiero Spinelli, uno dei padri spirituali degli Stati Uniti d’Europa, unitamente a Sandro Pertini, autori del famoso manifesto di Ventotene, che sarebbe stato, poi, ripreso dagli Spaak, dagli Schuman, dai De Gasperi, dai Gaetano Martino.

    Infatti, Barbara è stata eletta il 25 maggio 2014, insieme a Moni Ovadia, anch’egli europeista convinto, nella lista Tsipras per le Europee in Italia.

    Sulla scorta di questi elementi, peraltro, di carattere più presuntivo che realistico, si può ben pensare che il 36-38% ottenuto da Tsipras nella sua clamorosa vittoria del 1 febbraio,  sia ben augurante per la conservazione della Grecia nella Unità Europea.

    La Grecia, matrice di tutte le culture, rimane pur sempre  – in un contesto europeo formato da 27 paesi e da 300 milioni circa di europei, allargabile lungo tutta la fascia balcanica e turca – strategicamente importante, giacchè essa rappresenta un cuneo fondamentale nel Mediterraneo, nei paesi Mediorientali e Nord africani.

    L’Europa non potrà, dunque, fare a meno della Grecia e la Grecia non potrà fare a meno dell’Europa.

    Occorrerà, dunque, un lavoro difficile, ma costante ed irrinunciabile, per trattenere la Grecia all’Europa e a tutti i suoi meccanismi economici, tra cui, in primo luogo, l’euro, che vanno probabilmente migliorati, equilibrati, aggiustati, ma che, però, nessun uomo di buon senso e di cultura potrà pensare di abolire.

    I cammini, certo, sono difficili, perigliosi, irti di insidie.

    Ma bisogna continuare, pur se gli attacchi, verosimilmente provenienti da altri punti e da più aree, ne minino la sicurezza, la tranquillità, le ragionevoli speranze.

     

                                                            di Franco Cianci  

     

     

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.