«E’ forse il caso di sorridere e pensare a qualche colpo di sole preso da qualcuno in Regione Abruzzo nel leggere le norme redatte nel promuovere la caccia di selezione per il contenimento del cinghiale. In tutti gli anni recenti e passati durate i quali tante, troppe norme sono state scritte tra i vari enti per raggiungere il nobile obiettivo di “contenere” l’invasiva e dannosa popolazione dei cinghiali, mai s’è trovato scritto che con archi e frecce potessero essere abbattuti. Un suggerimento sento di dare ai nostri illuminati amministratori regionali: consentite pure le fionde, le alabarde oppure semplici lanci di pietre».
Camillo D’Amico, già consigliere provinciale del Chietino e dirigente regionale della Copagri, commenta ironicamente la decisione recente della Regione Abruzzo di autorizzare il prelievo del cinghiale in selezione con arco e frecce.
«In una situazione dove gli operatori agricoli sono sull’orlo di un fallimento economico e finanziario generalizzato, perché si vanno inesorabilmente sommando aumenti sconsiderati del prezzo del carburante, dell’energia, dei mezzi tecnici, dei canoni irrigui, ai quali si uniscono raccolti di cereali ai minimi storici, sia per il cattivo andamento climatico ma anche per i sistematici danni prodotti dagli ungulati in generale con i cinghiali in particolare, anziché adottare una serie di misure concrete ed incisive, si producono i soliti palliativi con l’allegorica possibilità di cacciare di notte con l’uso di arco e frecce».
«Ancora una volta il mondo agricolo resta senza risposta rispetto ai danni prodotti alle colture da parte dei cinghiali in continua crescita esponenziale senza che la Regione produca una soluzione concreta che incida concretamente. – continua D’Amico – La risposta non può e non deve essere data solo da un livello istituzionale, ma da un chiaro coordinamento tra enti, nel rispetto dei ruoli e delle competenze di ognuno. Non può e non deve essere solo il mondo venatorio a fornire una risposta alla necessità del contenimento numerico, seppur efficace, ma occorre mettere in atto una serie di attività che diano la possibilità di potere intervenire su tutto il territorio perché i cinghiali sono dappertutto. Una domanda ufficiale pongo, ad esempio, al Sindaco di Vasto e Presidente della provincia di Chieti Francesco Menna: come e cosa intende fare per ridurre drasticamente il numero di cinghiali nella riserva naturale e regionale di Punta Aderci? Dobbiamo aspettare la desertificazione produttiva di quest’area importante anche dal punto di vista turistico per il nostro territorio prima di agire? Perché non programmare un “prelievo forzoso” con gabbie di cattura, in questa come in altre aree simili, destinando alcuni capi verso la trasformazione, così generando anche virtuosi circuiti occupazionali, ed evirando i capi maschi più piccoli così da limitare anche la capacità riproduttiva delle femmine?».
«Le associazioni ambientaliste ed animaliste, al di là dei soliti e scontati commenti e prese di posizione di parte, abbiano il coraggio di dare soluzioni rispetto ad un mondo agricolo ormai sulla graticola la cui attività è una professione vitale e gli operatori sono i veri custodi dell’ambiente perché lo tutelano con la loro quotidiana presenza fisica in campo. – chiude Camillo DìAmico – Rispetto ad alcune scelte occorrono coraggio e determinazione.
La Regione Abruzzo, ancora una volta, non l’ha avuta; siano adesso i Sindaci e le Province ad assumere decisioni sostitutive».