• Cultura
  • Arte, lo scultore Giovanni Duprè e il rapporto di amore con Agnone

    In una Siena gremita di turisti, con un clima infuocato dalle temperature tropicali e dalla spasmodica attesa dell’evento più importante e sentito dell’anno, il Palio, l’8 agosto si è parlato molto di Agnone. La contrada capitana dell’Onda ha infatti presentato il libro “Lettere per una Madonna Addolorata scolpita dai Duprè”, ristampa a cura della Fondazione Amalia Ciardi Duprè del carteggio pubblicato dal parroco di Sant’Emidio nel 1900.

    Giovanni Duprè fu un grande scultore ottocentesco, appartenente alla Contrada dell’Onda, che ha sede a museo nella via a lui intitolata immediatamente dietro la incantevole Piazza del Campo; nel bicentenario della sua nascita gli è stato dedicato il palio di agosto.

    In questo momento di particolare attenzione per un artista che ai suoi tempi era a buona ragione considerato “il Re dell’arte scultorica” si tenuta nella prestigiosa sede della contrada gremita di pubblico un incontro in cui la storica dell’arte Rita Tambone ha ripercorso le tappe di una storia che ha del fiabesco. Hanno portato il loro saluto Amalia Ciardi Duprè, diretta discendente di Emilio e anche lei artista le cui opere saranno in mostra presso il Museo dell’Onda fino al 10 dicembre, del Priore dell’Onda, Massimo Castagnini, di Simonetta Losi, dinamica organizzatrice e animatrice dell’evento.

    Tutto nacque da un sogno. Don Luigi Pannunzio, parroco di Sant’Emidio, insegnante presso il locale Ginnasio, il 14 settembre 1877, al termine della solenne processione che concludeva la Festa del Trionfo dei Dolori di Maria Santissima, tornò molto stanco a casa e, in attesa della cena preparata dalla madre, si distese sulla sponda del letto e iniziò a leggere “Il Fanfulla”, quotidiano indipendente all’epoca molto seguito. Fu particolarmente colpito da una articolo a firma di Max che, recensendo una Mostra di arte ed un concerto, tenutesi a Lucca, descriveva con grande ammirazione la presenza agli eventi del famoso scultore Duprè, che assisteva assorto, “come se stesse immaginando statue di Cristo o della Madonna Addolorata”.

    La cena tardava, sicuramente la madre era stata anche lei in processione; Don Luigi si addormentò e nel sonno sentì una voce che lo invitava a scrivere al Duprè per chiedergli un volto e le mani della Madonna, da consegnare nella chiesa a edificazione dei fedeli. Il parroco prese il coraggio a due mani e, con deferenza e umiltà, scrisse all’artista che non solo gli rispose, ma offrì la disponibilità a realizzare una vera e propria statua in terracotta dipinta di tutto il corpo, sotto la sua supervisione e ad opera della figlia Amalia. E tutto a prezzo di costo, per la somma di cento lire dell’epoca. Il parroco di  un paese, piccolo ma orgoglioso per le tradizioni e la intensa vita culturale che ne facevano l’Atene del Sannio, vedeva coronato il suo sogno.

    Ne nacque un carteggio, interessante non solo per la ricostruzione della vicenda ma anche per il fedele ritratto che ci offre della cultura e della società dell’epoca.

    Nacque soprattutto una grande amicizia, che si estese ai familiari, che don Luigi conobbe di persona e ai quali dedicò come dono nuziale un libro, edito nel 1900 e oggi ristampato, che raccoglieva tutte le lettere scambiate con l’artista preceduto da una interessante introduzione.

    La narrazione del viaggio, con fermate a Pescopennataro, a Tocco Casauria fino a Ascoli, durante il quale don Luigi è ospite dei suoi tanti allievi, ci riporta ad un tempo in cui in Agnone si formava una parte significativa della classe dirigente post-unitaria. Tanti allievi, farmacisti, avvocati, medici avevano frequentato le prestigiose scuole agnonesi. Un fratello di don Luigi fu giudice a Padova e suo discendente fu Mario Pannunzio, grande giornalista, fondatore e direttore de “Il Mondo”, settimanale che segnò profondamente la cultura e l’informazione del secondo dopoguerra.

    Don Luigi inviava a Duprè tante lettere, ma non solo. Non si presentava mai a mani vuote. Spesso venivano offerte in dono allo scultore specialità locali, dalla Centerba al moscatello ai confetti alle già famose ostie agnonesi, che purtroppo in una occasione furono recapitate da un capostazione poco attento in cattive condizioni,  con grande disappunto di don Luigi.

    Il legame intellettuale ed amicale divenne così forte che Duprè padre e figlia scolpirono per Sant’Emidio un battistero, una Pietà e tre marmi, tra cui un busto di Dante Alighieri conservato nella biblioteca emiliana al centro di una pregevole bacheca ricca di testi e manoscritti molto apprezzati da Vittorio Sgarbi (grande estimatore del Duprè di cui possiede ben tre opere) nella sua recente visita di Ferragosto in Agnone.

    Nella prefazione Amalia Ciardi Duprè ricorda la mostra delle proprie sculture tenutasi nel 1976 nel Museo Emidiano su invito dell’indimenticabile don Filippo La Gamba, ed i contatti epistolari nonché la collaborazione alla stesura del libro con don Giovanni Fangio, recentemente scomparso.

    Un filo diretto unisce dunque Agnone a Siena; ci auguriamo che tale legame possa rafforzarsi,  visto il grande interesse manifestato dai senesi, in particolare della contrada dell’Onda, verso il nostro paese. Crediamo che ci siano tutte le premesse perché le Istituzioni e le diverse associazioni che animano la vita culturale agnonese possano progettare iniziative per la memoria e la valorizzazione del grande patrimonio artistico che il sogno, la tenacia e la cultura di don Luigi Pannunzio e la generosità di Giovanni Duprè ci hanno lasciato in dono.

    di Italo Marinelli 

     

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.