Caso Carichieti, scatta l’interrogazione parlamentare del M5S, firmata dai senatori Gianluca Castaldi, Nicola Morra, Enrico Cappelletti, Gianni Girotto, Ornella Bertorotta e Vito Petrocelli. I parlamentari chiedono di fare chiarezza sulle «zone d’ombra e irregolarità che hanno segnato gli ultimi anni della banca abruzzese», recentemente commissariata dal Ministero dell’economia e delle finanze, su proposta della Banca d’Italia.
Nel merito, M5S chiede alla Banca d’Italia maggiore trasparenza sulle motivazioni che hanno condotto alla suddetta decisione, esprimendo preoccupazione per le sorti “dell’ultima Cassa di Risparmio espressione del territorio”.
Inoltre, M5S sottolinea l’opportunità di “incrementare le attività ispettive e di controllo sull’operato degli istituti finanziari al fine di evitare il ripetersi di incresciose situazioni” analoghe alle vicende di Tercas, Caripe e CariChieti.
DI SEGUITO IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE:
Interrogazione a risposta scritta
CASTALDI, MORRA, CAPPELLETTI, GIROTTO, BERTOROTTA, PETROCELLI – Al Ministro dell’economia e delle finanze –
Premesso che:
la Carichieti S.p.A. (Cassa di Risparmio della provincia Chieti) è un istituto di credito italiano. Il suo capitale è detenuto all’ottanta per cento dall’omonima fondazione;
in data 19 settembre 2014 sulla pagina web della Carichieti è stato pubblicato un comunicato, a firma del commissario straordinario, dove si legge che il Ministero dell’economia e delle finanze, con decreto del 5 settembre 2014, ha disposto, su proposta di Banca d’Italia, lo scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e di controllo della Spa con sede legale in Chieti e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Il citato comunicato precisa che “La banca prosegue regolarmente la propria attività. La clientela può pertanto continuare a operare, come di consueto, presso gli sportelli della banca”. Nel comunicato inoltre si legge che “Con provvedimento della Banca d’Italia del 16 settembre 2014, in luogo dei disciolti organi amministrativi e di controllo, sono stati nominati, quale commissario straordinario, Riccardo Sora e, quali componenti il Comitato di sorveglianza, Paolo Benazzo, Maria Teresa Bianchi e Marco D’Alberti”;
gli organi straordinari si sono insediati il 19 settembre 2014 e la gestione della banca è affidata a tali organi straordinari che operano sotto la supervisione della Banca d’Italia;
il commissariamento della Carichieti sta destando l’attenzione e l’apprensione del mondo imprenditoriale, di alcune associazioni nonché degli stessi cittadini soprattutto poiché dal succitato comunicato non si evincono gli effettivi motivi del commissariamento, che possono riguardare sia la regolarità delle procedure eseguite che la solidità finanziaria dell’istituto di credito;
dopo Tercas (Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo) e Caripe (Cassa di Risparmio di Pescara), Carichieti è il terzo istituto di credito a ricevere il provvedimento straordinario ai sensi dell’articolo 70 del testo unico bancario e l’Abruzzo rischia di perdere la sua ultima Cassa di Risparmio espressione del territorio;
considerato che:
si apprende dal quotidiano on line Prima da Noi del 23/09/2014 che il Governatore Visco avrebbe trasmesso un rapporto al Ministro dell’economia che non chiarirebbe i motivi del commissariamento a sei mesi dall’approvazione del bilancio. Dal documento della Banca d’Italia si evincerebbe che “le sofferenze ammontano a 435 milioni di euro, che le perdite previste ammonterebbero a 304 milioni, che vi sarebbero ingerenze vietate ed intrecci con personaggi della Fondazione, rischi in materia di antiriciclaggio, “fidi facili” ad amici imprenditori e nomi noti a livello locale, lacune nella gestione di crediti per 109 milioni di euro ad alcuni imprenditori dell’area Chieti-Pescara, e poi ancora 5 milioni di euro concessi a una società riconducibile a un consigliere della banca, la mancata azione di responsabilità verso l’ex dg della Cassa, Francesco Di Tizio, per finire con la storia che avrebbe guidato la banca, non senza suggeritori”;
inoltre, le “ispezioni nella Carichieti sono consuetudine ed è anche vero che altre volte sono piombate sanzioni sui responsabili della gestione e dei controlli. Dieci anni fa nel 2004 per esempio Bankitalia contestava “carenze nei controlli interni da parte del Collegio sindacale” e “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte del Consiglio di amministrazione”. Scattarono sanzioni ai componenti del collegio sindacale per 1.549 euro ciascuno e al consiglio di amministrazione di allora per la stessa cifra. Nel 2013 sempre Visco contesta “carenze nell’organizzazione e nei controlli interni, con particolare riferimento ai rischi di credito e operativi, da parte di componenti ed ex componenti il Consiglio di amministrazione e del Direttore generale” e ancora “carenze nei controlli da parte dei componenti il Collegio sindacale”. Scattarono sanzioni per i componenti ed ex componenti il Consiglio di amministrazione per 12mila euro ciascuno; al direttore generale (6mila euro) e ai componenti del collegio sindacale per 12mila euro ciascuno. Per un totale di sanzioni di 150mila euro. Forse è questa la “continuità di gestione” di cui parla Bankitalia.”;
il quotidiano Il Messaggero del 21/09/2014 afferma che “Nella sua relazione, Banca d’Italia biasima la riassunzione di “un dipendente che esercita influenza diretta e indiretta sui membri del consiglio”, pilotando nomine, costruendo e sciogliendo patti in nome del potere e delle convenienze di turno. Costui agisce sia nel cda della banca sia in quello della Fondazione controllante, persino influenzando il comitato di indirizzo. Alla bisogna, si serve anche della leva del sindacato Falcri che all’interno di CariChieti conta il 90% degli iscritti ed è guidato, guarda caso, dal figlio Nicola”;
il suddetto personaggio sarebbe Domenico Di Fabrizio, definito il “Mister preferenze” alle comunali di Chieti del 2010, alle quali ha partecipato quale esponente di centrodestra. “Un faccendiere trasversale, si direbbe, che nella vita è stato autista del ministro Remo Gaspari (che fu anche suo testimone di nozze), poi autista dell’ex dg Di Tizio e di quello attuale, Roberto Sbrolli“;
l’Associazione Adusbef ha dichiarato (comunicato del 22709/2014) di aver esaminato il bilancio 2013 di Carichieti riscontrando un aumento della raccolta diretta, di ricavi da intermediazione e rettifiche, l’abrogazione di 83 milioni di crediti “non performing”, ossia di difficile riscossione, concessi tra il 2008 ed il 2010 dalla vecchia gestione e che richiesero l’ispezione della Banca d’Italia avviata nei primi mesi del 2011. Oltre l’opera di pulizia dei conti, nel bilancio 2013 si erano registrati impieghi netti per 2.065 milioni, una raccolta diretta di quasi il 10% in più (9,7% con un volume maggiore di 230 milioni di euro) una riduzione dei costi ed un aumento della redditività, portando il “core tier 1”, cioè l’indicatore primario di solidità della banca, all’8,70% (dall’8,54 del 2012), a fronte di un requisito minimale dell’8%. In sintesi l’esame del bilancio avrebbe evidenziato una gestione seria ed oculata del credito e del risparmio da parte di una banca ben patrimonializzata che non presenta problemi di liquidità;
considerato infine che, a parere degli interroganti:
potrebbe essere stato travalicato il potere di vigilanza bancaria nel caso in cui il commissariamento sia stato utilizzato in maniera distorta e strumentale, per favorire precisi e individuati gruppi d’interesse tali da configurare fattispecie di corruzione, concussione, falso, truffa e abuso d’ufficio;
non paiono chiari i motivi per cui il direttore Roberto Sbrolli risulti essere stato confermato nella carica, nonostante abbia “manifestato una ridotta autonomia di giudizio in talune scelte concernenti il personale e scarso rigore nella gestione del credito, con particolare riferimento ai citati rapporti facenti capo all’ex presidente della Fondazione” (Prima da Noi del 23/09/2014);
un’eventuale grave esposizione al rischio creditizio avrebbe dovuto avviare i necessari rilievi già all’indomani dell’approvazione del bilancio per l’esercizio 2013. In tale circostanza Bankitalia non avrebbe mosso alcun rilievo formale e sostanziale;
poiché la misura interdittiva fa riferimento all’articolo 70, comma 1, lett. a) del Testo Unico Bancario relativamente a irregolarità amministrative e non a problemi patrimoniali, non pare veritiera l’ipotesi che Bankitalia abbia commissariato Carichieti perché “guidata” da un autista, come ipotizzato nel sopra menzionato articolo de Il Messaggero;
Bankitalia dovrebbe rendere conto del suo operato motivando le ragioni, le finalità del commissariamento nonché i criteri con i quali vengono nominati i commissari;
andrebbero definite con certezza le questioni inerenti gli assetti futuri, anche relativamente agli aspetti occupazionali, al fine di pervenire ad una rapida definizione della vicenda in modo che Carichieti possa proseguire la propria mission sostenendo lo sviluppo del tessuto economico e sociale del territorio teatino ed abruzzese;
si chiede di sapere:
se, alla luce di quanto esposto in premessa e nel rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della Banca centrale, il Ministro in indirizzo non ritenga sia necessario garantire ai risparmiatori elementi di trasparenza circa le effettive motivazioni che hanno portato al commissariamento di Carichieti, anche in considerazione dell’attuale contesto regionale che incrementa il rischio che il sistema bancario abruzzese perda l’ultima Cassa di Risparmio espressione del territorio ossia dell’economia locale, del mondo delle piccole e medie imprese nonché delle famiglie;
se, nell’ambito delle proprie competenze, non intenda incrementare le attività ispettive e di controllo sull’operato degli istituti finanziari al fine di evitare il ripetersi di incresciose situazioni quali quella di cui in premessa.