AGNONE – Blackout al “Caracciolo”, don Martino: «Senza elettricità la dialisi si blocca, non c’è un gruppo elettrogeno autonomo».
Il sacerdote dializzato replica alle dichiarazioni «superficiali ed incompetenti» di Enrica Sciullo.
In una nota girata alla nostra redazione da don Francesco Martino, già cappellano dell’ospedale di Agnone e paziente del reparto Dialisi della stessa struttura, si legge quanto segue: «Ogni macchina dialisi ha una micro-batteria con autonomia massima di 30 minuti che ne impedisce lo spegnimento in caso di piccole interruzioni di corrente e serve a salvaguardare la memoria interna, ma non il funzionamento meccanico della macchina (fonte tecnici della Bellco); in caso di interruzione di corrente è impossibile continuare qualsiasi tipo di dialisi, in quanto il sistema di osmosi con relativi filtri di depurazione dell’acqua corrente e pompe idrauliche che alimenta il circuito delle macchine si blocca; se fosse stato presente un gruppo elettrogeno autonomo al piano di dialisi di almeno 150 kw tutto sarebbe stato possibile, non come dice la Sciullo; proprio la mancanza di gruppo elettrogeno autonomo dal principale è stato il problema; vanno confermati tutti i rischi, checché ne dica la Sciullo, per i pazienti e cioè la coagulazione del sangue nei macchinari con perdita dai 250 ai 400 cc. di sangue, l’interruzione brusca del trattamento dialitico da ripetere il giorno dopo, con tutti i problemi correlati. I pazienti del reparto Dialisi, il personale medico ed infermieristico sono rimasti fortemente contrariati da queste superficiali ed incompetenti affermazioni, che mettono in dubbio anche il corretto operato della Direzione Sanitaria del Caracciolo in questa vicenda».
Certo è che i pazienti del reparto Dialisi di Agnone, proprio a causa del blackout durato cinque ore circa, sono stati dirottati a Isernia e solo in quella sede sono stati sottoposti al trattamento salvavita.