Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta del Coordinamento Nazionale Squadre Cinghiale – Regionale Abruzzo (CO.N.S.CI.) e di altri cacciatori di cinghiali abruzzesi, alle istituzioni regionali e alle parti sociali, sul problema della presenza di un gran numero di cinghiali che creano gravi danni alle colture agricole e alla circolazione stradale.
“Due anni prima che scoppiasse la guerra, si era rotta la corda della campana.… da allora in poi il campanaro ha segnato le ore sparando in aria col fucile da caccia: uno, due, tre, quattro spari.” È l’incipit del volume “Se non ora, quando”, di Primo Levi, dal quale traspare come, nella cultura contadina – dalla quale tutti noi proveniamo – i cacciatori avevano un ruolo riconosciuto e accettato. Un ruolo che oggi ci legittima pienamente, non meno di altre categorie o associazioni, ad intervenire nel dibattito sui danni causati dalla fauna selvatica alle colture agricole e alla circolazione stradale; siamo, infatti – insieme agli agricoltori – i migliori conoscitori del territorio e della fauna che lo popola.
Non solo, quella dei cacciatori di cinghiali è la prima categoria di civili, chiamati ad intervenire fattivamente alla soluzione del delicato problema; e non è un caso, visto che si tratta di una categoria super specializzata, con corsi di selecacciatore, conduttore di cane limiere ecc. per tacere dei corsi e prove selettive sull’uso delle armi, in piena sicurezza.
È per questi motivi che ci siamo meravigliati per non essere stati nemmeno consultati, alla vigilia della modifica del Disciplinare per la caccia di selezione, con l’estensione della attività selettiva, fino alla mezzanotte anziché oltre un’ora dopo il tramonto, come previsto in precedenza. Come abbiamo già avuto modi di evidenziare, questa disposizione rischia di essere, essa stessa, fonte di maggiori problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Come conciliare la doverosa sicurezza, con la caccia di notte, stante il divieto inderogabilmente imposto dal Legislatore Nazionale, all’uso di visori notturni, fonti luminose, termocamere? Come faranno, questi cacciatori, ad individuare – con certezza assoluta – l’animale, la classe di età e il sesso, come previsto dalle norme sulla selezione, alle 23,30? Come faranno ad accertare, di notte, senza alcun dubbio, che l’area circostante il bersaglio sia libera da pericoli, o che il proiettile non possa rimbalzare a chilometri di distanza?
In passato, abbiamo anche chiesto alcune modifiche al Piano Faunistico Venatorio Regionale, come, ad esempio, l’eliminazione dell’orario di inizio della braccata alle 9 o l’attribuzione agli ATC della possibilità di individuare il numero dei cani da seguita da impegnare nelle braccate (sono gli ATC, infatti, i veri conoscitori delle caratteristiche del loro territorio, atteso anche che la braccata locale è mediamente composta da meno di 10 cacciatori, a differenza di quella toscana), ed altre.
Presidente Imprudente, lasci che anche noi cacciatori di cinghiali prendiamo parte alla ricerca delle soluzioni di questo problema, quali operatori specializzati e titolati ad intervenire sul Piano Faunistico Venatorio.
Si faccia promotore di un coinvolgimento culturale di tutte le Parti Sociali per la tutela degli imprenditori agricoli e della circolazione stradale.
Ci convochi al più presto, “Se non ora, quando”???