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  • Calcio serie D, parla Nicola Bucci: “Io il patron? Non scherzate. L’Olympia è degli agnonesi”

    AGNONE – A chi lo definisce patron dell’Olympia Agnonese risponde con un sorriso sulle labbra e una battuta pronta: “Forse avete sbagliato soggetto. L’Agnonese è un bene comune dell’intera collettività elevatasi a fenomeno sociale solo grazie all’azionariato popolare e allo sforzo di una dirigenza che con sacrifici continua a portare avanti il discorso calcio in un contesto paragonabile al professionismo. Senza la passione degli agnonesi e di un intero territorio tutto ciò non sarebbe mai possbile”.

    Nicola Bucci, imprenditore e uno dei massimi dirigenti del club granata, alla vigilia della decima stagione consecutiva in quarta serie, tiene a puntualizzare un altro aspetto. “Se oggi, un paese di cinquemila abitanti si confronta con realtà socio economiche di gran lunga superiori, nonché blasonate, è solo ed esclusivamente grazie all’impegno di chi ci ha preceduto e continua a starci vicino”.

    Premessa doverosa prima ancora di parlare di quella che sarà l’Olympia nel cinquantesimo anniversario della sua nascita.

    il dg nicola bucciBucci, come mai avete deciso di scommettere su un tecnico giovane come Alessandro Del Grosso alla sua prima esperienza in serie D.

    Prima di parlare di Del Grosso, consentitemi di ringraziare quanto fatto da Pino Di Meo e Antonio Dell’Oglio. Si sono dimostrati due professionisti che meriterebbero palcoscenici superiori alla D. Per quanto riguarda Del Grosso, posso dire che è un giovane dalle enormi potenzialità che ha fame di emergere, un fattore che ci ha spinto a sceglierlo”.

    D’accordo, ma la piazza avrebbe voluto la riconferma del tandem Di Meo-Dell’Oglio.

    Avremmo voluto tutti la stessa cosa, credetemi, ma a volte bisogna fare i conti con la dura legge del bilancio, che oggi come non mai, non ci consente di fare il passo più lungo della gamba”.

     Bucci, cosa significa?

    Con Di Meo e Dell’Oglio eravamo d’accordo su tutto, poi però ci siamo resi conti di non poter garantire un certo tipo di discorso tecnico dovuto principalmente all’ingaggio di certi giocatori e quindi le strade si sono separate. Tuttavia, non ci stancheremo mai di ringraziare Di Meo e Dell’Oglio per quanto fatto nella passata stagione. Un vero miracolo calcistico, quello della salvezza, evitando la terribile lotteria dei play-out, che resterà negli annali della nostra società”.

    Chiusa la parentesi Di Meo, sta per iniziare un’altra stagione. Difficile, impegnativa, come vi state preparando.

    Con oculatezza, centellinando qualsiasi decisione di tipo economica grazie alla professionalità del direttore sportivo Nicola D’Ottavio che non ha certo bisogno di presentazioni”.

    Con un budget ridotto non crede che D’Ottavio possa avere difficoltà ad attrezzare una buona squadra?

    Nicola ce la sta mettendo tutta. E’ un agnonese come noi che lavora notte e giorno per rispettare quelli che sono i piani societari. L’obiettivo fissato è quello di raggiungere quanto prima la salvezza sempre con un occhio rivolto al budget, che è e resterà quello stabilito da tutta la dirigenza e dalle altre componenti”.

    Bucci, ci dica la verità: qual è la vera forza di questo giocattolo.

    Non mi stancherò mai di ripeterlo: è la gente che ti incontra per strada e ti chiede di non mollare, di andare avanti perché ha recepito l’importanza del discorso sociale e di aggregazione senza dimenticare che la domenica al Civitelle arrivano club da un passato glorioso. Sono le persone che contribuiscono come possono, sotto qualsiasi forma, non solo di natura economica. Questo è un elemento che riteniamo fondamentale. Sono loro che ci danno la forza per andare avanti”.

    Prima di essere un dirigente ha vestito i panni da tecnico e respirato la polvere dei campi in terra battuta, spesso quelli infuocati della Campania. Com’è cambiato il calcio.

    Se penso a quando con il compianto Gino Cerimele sedevo sulla panchina dell’Agnonese, sembra essere passato un secolo. Il calcio è totalmente cambiato sia sotto l’aspetto di preparazione che a livello organizzativo. Il nostro era un pallone genuino, ci si allenava due-tre volte a settimana cosa inimmaginabile per i nostri tempi. E poi bastava la parola che valeva più di qualsiasi contratto, mentre adesso devi fare i conti con i procuratori che spesso fanno saltare trattative avviate solo perché devono guadagnare loro”.

     Nicola Bucci, l’Eco online le offre l’opportunità di fare un appello alla piazza. Cosa si sente di dire? 

    Stateci vicino e ci toglieremo ancora tante soddisfazioni”.

     

     

     

     

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