«Il calendario venatorio della Regione Abruzzo viene sospeso dal TAR. Ho perso il conto delle ordinanze, decreti e sentenze con cui negli ultimi 10 anni i giudici del TAR e del Consiglio di Stato hanno bocciato i provvedimenti dell’amministrazione regionale, oltre a varie sentenze della Corte Costituzionale che hanno cancellato improvvide leggi approvate dal Consiglio regionale. Ogni tanto sarebbe il caso di fare qualche nome e cognome per trasparenza visto che come contribuenti paghiamo le burocrazie del paese che dovrebbero servire a farlo funzionare adeguatamente, in questo caso per tutelare la fauna come patrimonio comune e non per darla in preda ai cacciatori».
Augusto De Sanctis, dell’associazione ambientalista e animalista Stazione ornitologica abruzzese onlus, punta l’indice sui funzionari della Regione Abruzzo colpevoli, a suo dire, della bocciatura del calendario venatorio da parte del Tar, bocciatura per la quale ovviamente si rallegra.
«Ecco, – continua De Sanctis – vogliamo parlare del funzionario responsabile dell’Ufficio caccia della Regione, il Dr. Franco Recchia? Davanti a questa sequela di sconfitte davanti ai giudici, che costano tempo e risorse, a parte gli impatti sulle specie, perché a volte le sentenze sono arrivate dopo diverse settimane di caccia con regole poi rivelatesi errate, non è il caso di chiedere conto dell’operato di questo funzionario? Qualcuno sa dirmi se gli è stato riconosciuto il premio di produttività? Se sì, su quali basi? – incalza ancora l’ambientalista – Il calendario venatorio è il principale atto di quell’ufficio e, tra l’altro, arriva sempre oltre il termine – il 15 giugno – fissato dalla legge per la sua approvazione. La Regione da oltre un decennio non ha un Piano faunistico – il principale atto di programmazione – approvato secondo le previsioni di legge. C’è sempre una responsabilità politica ma con la riforma della pubblica amministrazione i funzionari hanno un ruolo centrale nella predisposizione della documentazione e nell’iter di approvazione. Ovviamente se Franco Recchia vuole rispondere qui, massima disponibilità alla dialettica e al confronto, duro ma pubblico, anche nel caso per ripensarci».