Se ci sono troppi cinghiali basta semplicemente sparare, prelevarli, mangiarli, perché il cinghiale non è un problema, ma è cibo.
Non ci vuole uno scienziato per capirlo. In tutte le regioni d’Italia si parla da mesi se non da anni di emergenza cinghiali, ma nessuna istituzione pubblica è riuscita a partorire contromisure adeguate. Poi finalmente il colpo di genio: forse è il caso di aumentare il periodo di prelievo venatorio del cinghiale estendendolo a tutto l’anno. Una banalissima ovvietà alla quale nessuno degli amministratori regionali aveva mai pensato. Fino a qualche giorno fa, quando in Toscana hanno capito che se i cinghiali fanno danni perché sono troppi bisogna limitarne il numero con il metodo più facile e a basso costo: sparare, abbatterli a fucilate. Semplice.
E così via libera in Toscana alla legge per il contenimento dell’emergenza ungulati, come cinghiali e caprioli, che prevede un piano triennale straordinario di abbattimenti per riequilibrare l’eccessivo numero di capi che creano danni all’agricoltura e all’ambiente. In particolare sarà possibile cacciare i cinghiali, in certe zone, tutto l’anno.
Su tutto il territorio regionale è stimata la presenza di circa 200 mila caprioli, 200 mila cinghiali, 8 mila daini e 4 mila cervi: quattro volte superiore rispetto alle altre regioni. Il provvedimento è stato approvato, a maggioranza, dal Consiglio regionale al termine di un acceso dibattito al quale hanno assistito anche rappresentanti di animalisti e vegani fortemente critici verso la norma, e qualche cacciatore. La legge, definita in accordo con l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), consente una gestione speciale degli abbattimenti. Ai cacciatori sono richieste specifiche abilitazioni.
E così mentre la Toscana risponde all’emergenza con efficacia, in altre regioni, come in Abruzzo o in Molise, si è ancora alle prese con fantasiosi regolamenti che hanno il solo effetto di limitare sempre di più la caccia al cinghiale e dunque gli abbattimenti.
Obbligo di palle senza piombo, tre giorni fissi a settimana, e con la neve non si può andare, e nei parchi e nelle riserve non si spara, e le squadre, le zone assegnate, i corsi per il selecontrollo, il selecontrollo appesantito da regole e regolette sempre più stringenti…
Per risolvere il problema cinghiali, la ricetta è semplice, ed è quella toscana: andare a caccia tutto l’anno e ovunque, con i metodi selettivi ovviamente. Si chiama gestione faunistico venatoria, la fanno ovunque in Europa.
Allora la domanda che rivolgiamo all’assessore regionale alla Caccia d’Abruzzo, Dino Pepe, e al consigliere delegato del Molise, Cristiano Di Pietro, è questa: ma ci vuole tanto a copiare chi sa fare meglio?
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com
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