RICEVIAMO da Antonio Campitelli, presidente regionale della Libera Caccia (a sinistra in foto insieme all’assessore regionale alla Caccia, Dino Pepe, ndr), e pubblichiamo:
Sulla s.s. 652 – Fondovalle Sangro si è verificato un incidente tra due autovetture, scontratesi a causa di una brusca manovra effettuata da parte di una delle due, per evitare un cinghiale che stava attraversando la carreggiata. Nell’incidente sono rimaste coinvolte quattro persone, tra cui una giovane mamma di ritorno dal turno lavorativo, che adesso versa in condizioni gravissime presso l’ospedale di Pescara. Effettivamente, lungo quel tratto della Fondovalle Sangro, i cinghiali attraversano quotidianamente. Quindi la dinamica dell’incidente è del tutto realistica.
Ci troviamo quindi di fronte all’ennesimo incidente causato dall’attraversamento dei cinghiali, e per giunta su strade a scorrimento veloce, in cui ignari automobilisti rimangono gravemente feriti, senza contare che in alcuni casi, in altre province o regioni, ci sono stati anche dei decessi.
Tuttavia l’emergenza cinghiali rimane sempre tale, anzi, si amplifica anno dopo anno, senza che nessuno pensi a cercare dei rimedi sensati e concreti a quest’esplosione demografica. Gli agricoltori si sono rassegnati a seminare solo alcune colture di cui i cinghiali non sono ghiotti, o addirittura ad evitare di seminare, di coltivare i loro terreni, perché già sanno che il loro raccolto andrebbe inesorabilmente divorato dai famelici ungulati.
Io come rappresentante di un’associazione venatoria, e noi cacciatori cinghiali, dal canto nostro possiamo solo continuare a chiedere di darci la possibilità di andare a caccia, in modo da poter abbattere più cinghiali, ma ad oggi restiamo inascoltati. Dopo più di due anni dall’approvazione di un regolamento regionale per la caccia al cinghiale, che ci pone assurde restrizioni e limitazioni, dopo l’ennesima richiesta di modifica a questo regolamento, ho più volte ribadito che né il selecontrollo, né la caccia di selezione sperimentale, porranno rimedio al problema cinghiale, e che se non si ampliano i tempi, i territori, e le modalità per la caccia in battuta, questo problema non si risolverà. Con l’attuale consistenza delle popolazioni presenti sul nostro territorio, sperare che siano sufficienti quelle poche decine di capi abbattuti con il selecontrollo per risolvere il problema, è pura e semplice utopia. Sarebbe come se si volesse prosciugare il mare Adriatico con uno scolapasta. Se tutti, i politici, gli amministratori, gli agricoltori, i cacciatori, i cittadini, non capiscono questo, è una battaglia persa in partenza.
Per iniziare a risolvere concretamente il problema, si dovrebbe :
Ampliare la tempistica della caccia in battuta (ricordiamo che la caccia in battuta è permessa per tre mesi all’anno, per un massimo di tre uscite settimanali, cioè un totale di 36 uscite, salvo condizioni metereologiche avverse che ridurrebbero ancora di più il numero delle battute disponibili).
Dare la possibilità alle squadre di intervenire con delle battute di contenimento all’interno di aree precluse all’attività venatoria.
Modificare URGENTEMENTE la legge nazionale 157/92, e soprattutto il regolamento regionale n° 5/2014.
Chiediamo quindi a voi cittadini tutti, ed ai sindaci in primis, di fare vostre, di appoggiare e supportare le nostre richieste.
Antonio Campitelli