Bisogna effettuare il controllo della fauna selvatica principalmente lì dove i cinghiali trovano rifugio, quindi all’interno delle riserve naturali dove altre forme di prelievo venatorio sono vietate dalla legge. E’ la convinzione che l’assessore regionale alla Caccia, Emanuele Imprudente, avrebbe dover avuto maturare nel corso della mattinata di ieri a San Vito Chietino prendendo contezza dei dati del piano di gestione dei cinghiali posto in essere all’interno della riserva naturale regionale “Grotta delle farfalle“.
Dati alla mano, validati dall’Ispra, il tecnico faunistico Fabio De Marinis ha dimostrato che non si può «lasciar fare alla natura», come suggerito ideologicamente dagli animalisti, ma bisogna intervenire e fare gestione faunistico-venatoria della fauna selvatica problematica, anche e soprattutto nelle zone precluse alla caccia come appunto le riserve regionali di cui l’Abruzzo è pieno. Vere e proprie zone rifugio per branchi di cinghiali.
«Ci siamo fidati dei tecnici e abbiamo deciso di intervenire, con la gestione delle popolazioni di cinghiali affidata alla Polizia provinciale, all’interno della riserva naturale “Grotta delle Farfalle”, perché se non si prelevano animali nelle zone dove trovano rifugio si rischia di vanificare anche tutte le altre azioni di contenimento poste in essere sul resto del territorio» spiega il sindaco di San Vito Chietino, Emiliano Bozzelli. L’amministratore, insieme al collega sindaco di Rocca San Giovanni, Giovanni Enzo Di Rito, ha messo mano al bilancio comunale e pagato quel piano di gestione del cinghiale che è diventato una sorta di modello pilota per tutto l’Abruzzo. «Vorrei rimarcare che si tratta di operazioni pienamente legittimate sia rispetto alle normative vigenti, ovviamente, che dai pareri forniti dall’Ispra. – continua Bozzelli – Si tratta di misure di contenimento che stanno dando risultati incoraggianti e che soprattutto rompono l’inerzia diffusa delle istituzioni rispetto all’emergenza cinghiali».
Insomma, stanchi di aspettare interventi risolutivi che non arrivano mai, due sindaci hanno deciso di agire all’interno della riserva gestita dai due Comuni appunto, in qualche modo sostituendosi alla Regione, l’ente che tra l’altro paga i danni causati dalla fauna selvatica e dunque dovrebbe avere tutto l’interesse a contenere il problema. «E’ un progetto di gestione della fauna selvatica problematica che, primo in tutto l’Abruzzo, sta dando risultati eccezionali dal punto di vista del contenimento dei danni all’agricoltura e anche relativamente alla sicurezza stradale. – aggiunge il sindaco Di Rito – Un piano di controllo interamente finanziato dai nostri due Comuni, ma che auspichiamo possa essere esportato e applicato anche in tutte le altre riserve naturali regionali d’Abruzzo, magari attingendo a fondi della stessa Regione».
«E’ il momento di agire e di intervenire e quindi ringrazio questi sindaci che hanno per primi tracciato questo percorso che sta dando risultati» ha commentato ai microfoni del Tg Max, l’assessore regionale Imprudente , rimarcando l’importanza delle operazioni di controllo, quelle stesse che proprio la sua maggioranza in Regione ha di fatto bloccato per inspiegabili ragioni.
Francesco Bottone