Soppressione della Corte d’Appello di Campobasso, don Alberto Conti, direttore della Caritas della diocesi di Trivento scrive al presidente dell’associazione nazionali magistrati del Molise, Enzo Di Giacomo.
Caro Presidente,
sono stato presente alla conferenza stampa con la quale lei si è rivolto alle forze politiche e sociali, in quella sede rappresentate, e più in generale all’opinione pubblica della nostra Regione per sollecitare l’impegno concorde di tutti contro la paventata, e a quanto pare sempre più vicina, soppressione della Corte di Appello di Campobasso.
Unisco la mia voce – quella della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino” della Caritas diocesana di Trivento – alle voci autorevoli che hanno raccolto il suo grido di allarme e intendono fare quanto in loro potere per evitare che un’evenienza così dannosa per la nostra comunità regionale si concretizzi, aprendo la strada – come pure è stato denunciato nella conferenza stampa – al successivo smantellamento di altri presidi pubblici e, alla fine, della istituzione regionale stessa.
Io, nel mio lavoro quotidiano e in quanto partecipe della testimonianza che la Caritas di Trivento offre quotidianamente per cercare e sperimentare vie nuove di riscatto sociale, economico, culturale, morale delle nostre popolazioni, ho avuto modo più volte di sottolineare come lo spopolamento progressivo dei nostri comuni della fascia interna, tra Abruzzo e Molise, stia avendo, e ancora di più lo avrà nel futuro, effetti disastrosi e in più direzioni: quest’ultima minaccia della chiusura della Corte di Appello, motivata dall’insufficienza demografica del bacino che essa servirebbe, non è che uno dei risultati – forse il più lontano ma certamente tra i più significativi – della desertificazione umana delle nostre zone, della fuga dei giovani e delle generazioni mature, del crollo delle aspettative di vita nei nostri posti.
Che venga meno uno dei presidi più importanti della vita associata, quello che permette di amministrare la giustizia restando vicini ai cittadini che ad essa ricorrono, è anche conseguenza di questo processo ed è perciò una prospettiva da scongiurare, la cui pericolosità sociale va ben oltre il fatto in se stesso.
Nella conferenza stampa sono state dette tante cose che io condivido, sono state suggerite numerose proposte che penso anch’io potranno scongiurare il rischio, a condizione che incontrino interlocutori ragionevoli e avveduti. In più, rispetto al già detto, io ritengo che questa battaglia per il mantenimento della Corte di Appello a Campobasso, doverosa e necessaria, sarà tanto più forte quanto più si stringerà con quella che conduciamo da anni per un progetto d’emergenza – di cui abbiamo indicato i dieci punti essenziali nel libro “Rompere gli schemi per creare il nostro futuro” – capace di invertire il declino delle aree interne e la scomparsa delle comunità più piccole.
Questa vicenda ci insegna, infatti, che ogni piccola comunità è oggi a rischio e che i piccoli debbono lottare tutti insieme e per l’insieme delle loro ragioni se vogliono farsi ascoltare: se vogliono, cioè, modificare un corso delle cose che, per quanto dissennato, c’è chi vorrebbe fosse già scritto.
Le rinnovo dunque la mia adesione e quella Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “Paolo Borsellino” della Caritas diocesana di Trivento a una battaglia che sentiamo nostra e che, se condotta anche per gli obiettivi più generali che ho appena ricordato, sono sicuro avrà un esito positivo.