È pari a un milione e 917 mila euro l’investimento complessivo previsto per il miglioramento e il potenziamento delle apparecchiature elettromedicali e dell’alta tecnologia nell’ospedale. Nel piano, che attinge ai finanziamenti destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alle “grandi apparecchiature”, spicca l’acquisizione di una Tac a 128 strati in sostituzione dell’attuale per un importo di 530 mila euro. In arrivo anche un nuovo telecomandato radiologico digitale del valore di 247.700 euro e un moderno sistema radiologico digitale per 244 mila euro. Tre ecotomografi del valore di 82 mila euro ciascuno saranno destinati alla Chirurgia senologica, al servizio di Procreazione medicalmente assistita, mentre il terzo sarà condiviso tra i servizi di Medicina, Chirurgia e le altre attività ambulatoriali.
E fin qui tutto bello, ma il problema è che tutto questo non avviene in Alto Molise, bensì nel territorio confinante del Chietino e quindi l’ospedale che sarà potenziato, grazie a poco meno di due milioni di euro, non è certamente il povero e sgangherato “Caracciolo” di Agnone. Proprio in questi giorni di inizio febbraio, ma nell’ormai lontano 2015, la popolazione di Agnone e dell’Alto Molise scese in piazza al grido di «Basta bugie». La lotta era quella di sempre, la difesa dell’ospedale cittadino, un presidio di montagna che nel frattempo è stato riconosciuto anche come ospedale di area particolarmente disagiata.
Dal 2015 ad oggi cosa è cambiato? Nulla, assolutamente nulla, anzi il “Caraciolo” è sempre più una struttura in dismissione, visto che addirittura sono stati chiusi il centralino e persino il bar all’ingresso. L’unica notizia, o presunta tale, in merito all’ospedale di Agnone, è stato l’annuncio altisonante di Florenzano e Toma, rispettivamente il dg dell’Asrem e presidente della Regione Molise, rilasciato qualche mese fa: a far data dal primo gennaio del 2022 saranno riaperte e rimesse in funzione le sale operatorie all’avanguardia proprio ad Agnone. Una promessa, l’ennesima, alla quale aveva creduto solo il sindaco Saia, ingenuamente incline a dare credito sia a Toma che a Florenzano: «Che il day surgery torni ad Agnone è un dato, come confermato anche dalla nota del Commissario Toma».
Aveva precisato il sindaco poco prima di Natale. Ovviamente il primo gennaio è passato, come anche il primo febbraio, senza che nulla sia cambiato. Le sale operatorie del “Caracciolo” sono e restano chiuse; non sono state riattivate né lo saranno nel breve periodo, perché, ovviamente, dopo una chiusura di cinque o sei anni, vanno adeguate, restaurate, ammodernate e rese operative. Tutte cose che non si fanno dalla sera alla mattina.
«Dopo un sopralluogo da parte dei responsabili dell’azienda sanitaria, la risposta è stata quella che le sale operatorie di Agnone necessitano di adeguate tecnologie» ha candidamente ammesso il governatore Toma, nei giorni scorsi, in Consiglio regionale. Ma che bella scoperta. Ha avuto ragione, come sempre, un noto sindacalista agnonese nel campo della sanità, che all’indomani dell’annuncio a tre voci di Toma, Florenzano e Saia stesso, demolì l’ennesima bugia con un lapidario commento: «E’ solo propaganda». E così è stato. Almeno fino ad oggi.
E mentre le cronache dal confinante Abruzzo parlano di ingenti somme di denaro, provenienti dal famoso Pnrr, stanziate per il potenziamento degli ospedali di Vasto, Gissi, Ortona e Atessa, tutti intorno all’Alto Molise, ad Agnone si assiste al solito immobilismo dell’Asrem e alle promesse non mantenute di Toma. L’unica cosa che è cambiata è che oggi, a differenza del 2015 ad esempio, la popolazione non ha neanche più la volontà e la forza di scendere in piazza per gridare «basta bugie».
Caterina d’Alba